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JOHN ELKANN E IL PRIMO JU29RO SULLA LUNA
di Nick66 - ju29ro.comFanno giusto quarant’anni che Neil Armstrong ha messo il primo piede sulla luna. Per onorare al meglio come ju29ro la ricorrenza, il destino ci ha riservato più o meno le stesse sensazioni che toccarono al comandante americano in quel 20 luglio 1969. Ci siamo ritrovati inconsapevolmente catapultati nell’astronave bianconera, ritrovandoci a tu per tu niente poco di meno che con John Elkann e Jean Claude Blanc in quella che doveva essere, ed è stata, la conferenza stampa con Alessandro Del Piero protagonista, a suggello dei preziosi autografi apposti sul nuovo contratto fra il capitano e la Juventus. Con il passare dei minuti di una conferenza stampa eccezionale (una celebrazione più che altro…) abbiamo realizzato un po’ alla volta che quelli che sembravano venire dalla luna eravamo noi.“Nick chiama terra, Ju29ro chiama terra, c’è nessuno?" La fase di allunaggio vero e proprio c’è alla fine della conferenza stampa con John Elkann, che si ferma a parlare con i giornalisti presenti nell’astronave. Ci mettiamo anche noi con tanto di videocamera a riprendere l’evento. Siamo a due passi da lui e ci viene in mente l’unica domanda che milioni di juventini vorrebbero fargli. Ci sentiamo di nuovo sulla terra! Ci infiliamo fra una battuta di Juve Channel e una di Mediaset e gli chiediamo: “Scusi ingegnere, richiederete mai la restituzione dei due scudetti?” Ci sembra la domanda più banale e più scontata che ci si possa aspettare, cui dare una risposta ancora più scontata: e invece accade qualcosa che mai ci saremmo aspettati. Passano “sei” dicasi “sei secondi” dalla nostra domanda all’accenno di risposta di John Elkann. Sei secondi davanti alle telecamere sono un tempo lunghissimo, ma anche nello sport lo sono, se si pensa che Bolt in quel tempo può farsi 70 metri di corsa. Ebbene in quei sei secondi ci sentiamo veramente come se venissimo da un altro pianeta, in un punto indefinibile dello spazio cosmico, fissati dal giovane Elkann come se gli avessimo posto la più scomoda delle domande. Dopo il lungo silenzio arriva poi una risposta che dire banale è poco, e che ci sembra ancor peggio del silenzio (“Noi sappiamo quanti ne abbiamo vinti…”) Ci piacerebbe continuare ad incalzarlo, ma ci accontentiamo e un po’ ci soffriamo dentro per la delusione alla prima e più semplice domanda fatta.In quel mentre possono scorrere per la mente accostamenti improponibili e il potente giovane Elkann fa quasi tenerezza. Si ripensa a quanta passione e dedizione ha messo nella Juventus la dinastia degli Agnelli da quel 24 Luglio 1923 in cui Eduardo assunse la presidenza. Con la mente sfogliamo le pagine di un libro letto qualche anno fa e, che ne ripercorre le gesta e la passione tramandata di generazione in generazione. E’ un libro del 1985 scritto da Sandro Pennacchia, Gli Agnelli e la Juventus. Ci chiediamo, come continuerebbe quel libro Pennacchia oggi scrivendo di questo nuovo corso bianconero e di questo erede? Cerchiamo di essere razionali e positivi pensando che ne uscirebbe un bel capitolo con la caduta agli inferi, la risalita, prima il terzo posto in serie A, poi il secondo, quindi chissà... La nuova Juventus fa scuola ripartendo da un codice etico e dall’idea di “un calcio sostenibile”, sposando la battaglia di Platini sul fair play finanziario. C’è poi lo stadio di proprietà che sarà inaugurato nel 2011 come altro aspetto fondamentale di una lungimiranza che però in questo caso non è figlia (semmai figliastra!) della nuova dirigenza. Se a questo aggiungiamo che quest’estate finalmente si è portata a termine una campagna di rafforzamento seria della squadra, il quadro è completo: il futuro, ma anche il presente, può essere tutto dalla parte di questa Juventus.Ma c’è un peccato originale da cui non è possibile prescindere. Questa Juventus è figlia di un matricidio! La Vecchia Signora è stata fatta fuori, scaricata con i suoi vecchi dirigenti in quell’estate 2006 in cui media e piazze hanno guidato un processo sportivo dalla sentenza già scritta, senza che la Juventus alzasse un dito per difendersi. Ancora aspettiamo di conoscere i “4 illeciti” citati dall’avvocato Zaccone e sui quali sembrava impossibile potersi difendere. La verità dei fatti invece è stata un’altra. La Juventus scippata di due scudetti è stata retrocessa in serie B senza lo straccio di un solo illecito, ma per la somma di alcuni comportamenti sleali da parte dei suoi dirigenti. Un po’ come condannare a morte qualcuno per una serie di peccati veniali. Perché quella Juventus è morta e guai oggi a parlarne con i protagonisti del nuovo corso in una conferenza stampa. Se a John Elkann chiedi se mai quegli scudi torneranno a casa, lui ti guarda come se tu venissi dalla luna. Non si tratta di essere “nostalgici” o “di non voler guardare avanti”, come da accusa di chi, nonostante tutto, “ha voltato pagina”. Sappiamo bene che tornare indietro non è possibile, ma sappiamo anche che non è accettabile continuare a costruire il nuovo progetto affondando le radici su una grande menzogna. Perché Calciopoli questo è stata. Chiedere verità e giustizia oggi non vuol dire chiedere da subito la restituzione del maltolto. Significa invece poterne parlare senza doversi vergognare di dodici anni (1994-2006) di successi legittimi della gestione morta ammazzata dal ciclone di quella maledetta estate, significa poter dire “su Calciopoli abbiamo sbagliato e ora faremo il possibile, seguendo gli eventi, per farci restituire quello che è nostro e ci spetta di diritto”. Dire, come ha fatto John Elkann dopo una lunga pausa, “noi sappiamo quanti scudetti abbiamo vinto”, non basta. E’ una battuta ad uso e consumo del giornale del giorno dopo. Errare humanum est, perseverare diabolicum, se è vero che in quella torrida estate di errori ne sono stati commessi molti, anche da parte di chi ha probabilmente consigliato il giovane erede designato. Ancora ci rimbomba nella mente, per esempio, il pubblico ringraziamento riservato dal presidente della FIFA Blatter a Luca Cordero di Montezemolo per il contributo fornito ad evitare che la Juventus ricorresse al TAR.Oggi remiamo tutti dalla stessa parte per tornare a vincere sul campo, come il destino ha riservato nel tempo alla Juventus, ma John Elkann ci pensi bene. Se dagli errori si può imparare per costruire il nuovo, non si può farlo negando la verità dei fatti o facendo finta che gli stessi non esistano, spingendoli nell’oblio. “Come tutti i politici, anche Montezemolo è molto sensibile a quello che scrivono i giornali. Anzi: è più sensibile ai giornali che ai fatti. Sbaglia.” Si tratta di una vera e propria lezione di vita dell’Avvocato indirizzata ad uno dei suoi più fidati collaboratori. L’attenzione per “i fatti” di cui parla il nonno di John dovrebbe far riflettere. Avere il coraggio di ammettere un errore così grande su Calciopoli, com’è stato quello di buttare via il bambino con l’acqua sporca, sarebbe un gesto di grande umiltà. Nessuno potrà cancellare un anno in serie B in una storia che è leggenda quale quella bianconera, ma se la dignità e l’amore per la verità sono più forti di qualsivoglia motivazione d’orgoglio o di qualsivoglia altro interesse, allora John Elkann ci pensi. Non siamo sulla luna. C’è una moltitudine silenziosa su questa terra bianconera (e non) che grida forte la propria voglia di verità e giustizia su Calciopoli. Sarebbe una scelta coraggiosa quella di ascoltare queste voci, e forse un modo per diventare ancora più grandi, più che sedersi in questo o quel cda ad alzare ed abbassare la mano. Vorremmo trovare negli occhi di John Elkann un po’ di quel coraggio e di speranza che ci dava l'Avvocato con le sue proverbiali battute, lontane da facili etichette e servilismi compiacenti di tanti leccapiedi che circondano sempre i grandi, anche quando veramente Grandi ancora non sono.Nel video, l'intervista rilasciata a Pinzolo da John Elkann con il lungo silenzio sulla domanda riguardante la restituzione degli scudetti sottratti con calciopoli che non avete visto su nessun canale televisivo