Mr.K torna...forse..

infanzia...avventura da piccolo popeye.


il caldo sole accecava le rocce levigate e gialle, lisce da sembrare morbide e accoglienti. le cicale con il loro rumore classico e altalenante facevano vibrare l'aria tra un silenzio e l'altro. il vento fresco dal mare, rendeva tutto piacevole e profumato, non c'era caldo e non c'era una nuvola in cielo.all'uscita di scuola andavamo sempre in questo stabilimento, che era la piattaforma a mare di un grande albergo, con delle terrazze di roccia. si scendeva una scala e si sviluppava lungo il mare blu. c'erano lettini di plastica bianca con materassi colorati, rossi, gialli e blu. un bar che mi faceva mezza schweppes lemon, mezza seven up e il lime e che era sempre deserto perchè gli ospiti preferivano la piscina prospicente l'edificio. la calma dello stabilimento era quella tipica della stagione appena iniziata, quando la frenesia è ancora lontana.undici anni, alto magro, e mezzo zingaro come sono sempre stato. libero. prendo mio fratello e affittiamo una canoa. mia madre rimane a prendere il sole. cominciamo a pagaiare e ci allontaniamo dalla roccia del lido, abbiamo un'ora ma non l'orologio. la sensazione di poterci avventurare in mare era meravigliosa. chiamo ritmo. e mio fratello pagaia a tempo...e la canoa ora si ritrova in mezzo alla baia. immersa in una lingua di mare spalmata di tutte le varianti del blu.quando saremo a mezz'ora? abbiamo la corrente contro, quindi possiamo pure pagaiare per una quarantina di minuti, e poi tornare. sempre che non giri.non ci penso due secondi, e scapoliamo la punta uscendo dalla baia, sparendo dalla vista di mia madre. chiedo a mio fratello se è stanco. è più piccolo di me, ma veniamo dallo stesso stampo, impastati con acqua di mare e roccia calcarea. siamo nati e cresicuti con le pinne ai piedi, e lo iodio nelle vene.salto direttamente la seconda baia, e tiro dritto verso il torrione. là c'è un gelataio che ha i ghiaccioli che mi piacciono. e incito mio fratello a pompare più forte. ritmo. e i remi sciaff, ci fanno volare morbidi sul mare leggermente increspato. fuori c'è un pò di mare, un'ondina discreta e un vento più teso. su un bordo il mare infinito e l'italia. sull'altro il profilo della costa conosciuto metro per metro. la roccia dove pesco i verdoni, il profilo dell'hilton con le palme, l'ormeggio del contrabbandiere, che quest'anno ha montato il terzo mercury 200 a poppa del suo scafo rosso fuoco...tanto che il terzo non ci sta per larghezza. il fondo della baia, con le barche in legno ferme. il lungomare con le giostre, e altre palme. mai avrei pensato che un giorno ci avrei portato i miei figli tra quelle palme.continuiamo a remare.una barca a motore ci punta. sto stronzo fa lo spiritoso, sono indeciso se sfilargli a poppa, o aumentare il ritmo e passargli a prua. proviamo a passare per primi, e ci giurerei che il bastardo vira quel tanto che basta per tenerci sulla sua prua. non ho paura, so che lui avrebbe l'obbligo di lasciarci precedenza, ma ho il dubbio che non ci abbia visti. e non ho nè il fischietto, nè lo specchio che porto sempre con me. a pochi metri da noi vira decisamente lasciandoci la rotta che ci spetta. non mi giro a guardare chi sta al timone, so perfettamente che ha stampato in faccia un sorriso beffardo e fetente...ariviamo sotto il torrione. siamo entrambi stanchi. felici. e molto lontani dal lido di partenza. non sappiamo se è passata o no la mezz'ora, e tutto sommato non ci importa granchè. non possiamo gustarci il ghiacciolo, perchè non sapremmo come ormeggiare la canoa. anche facessimo a turno, non abbiamo soldi con noi.volete sapere quanto siamo distanti?quasi un miglio nautico, appena calcolato.