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Un blog creato da pileggi il 18/03/2008

Ambiente&Risorse

DATI SULLA SPECIFICITA' DEL TERRITORIO ...........per favorire la valorizzazione delle ingenti disponibilità di risorse naturali (falde e sorgenti di acqua potabile e termale, suoli, giacimenti minerari, spiagge,montagne, geositi, forme di vita vegetali e animali terresti ed acquatici, ecc); -e ......... per stimolare interventi urgenti finalizzati alla Difesa delle popolazioni e ad ATTENUARE I DANNI DAI RISCHI IDROGEOLOGICI FRANE ALLUVIONI TERREMOTI TSUNAMI da inevitabili fenomeni naturali (precipitazioni, sismicità, vulcanesimo, ecc)

 
 

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IL DISSESTO IDROGEOLOGICO DEL BELPAESE E L’ASSENZA D’ INTERVENTI PER LA MESSA IN SICUREZZA DELLE POPOLAZIONI E DEL TERRITORIO

Post n°24 pubblicato il 06 Novembre 2009 da pileggi
 
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pileggi
pileggi il 21/11/09 alle 23:07 via WEB
http://www.youtube.com/user/geologomariopilegggi
 
pileggi
pileggi il 26/02/10 alle 13:43 via WEB
per i dati sulla franosità e dissesto idrogeologico della Calabria su Facebook e su: http://blog.libero.it/kalabria/
 
 
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pileggi il 27/02/10 alle 12:08 via WEB
Mappa delle Località Colpite da Frane e da Inondazioni in Italia
 
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pileggi il 27/02/10 alle 12:12 via WEB
http://sicimaps.irpi.cnr.it/
 
pileggi
pileggi il 06/04/10 alle 16:39 via WEB
http://www.foeeurope.org/ Friends of the Earth Europe e Fair Pension, lanciano una cyberaction per fermare i progetti di sviluppo delle Tar Sands, l'estrazione di combustibili fossili dalle sabbie bituminose. Queste pratiche rischiano di sconvolgere gli ambienti naturali dove vivono le popolazioni più povere del mondo con equilibri ambientali già oggi precari. Inoltre, il processo di estrazione comporta emissioni clima-alteranti molto superiori rispetto all'estrazione convenzionale di petrolio dai giacimenti nel sottosuolo. Gli azionisti di BP (il 15 Aprile) e Shell (il 18 Maggio) sono chiamati a esprimere il loro voto sulle risoluzioni proposta dalle due compagnie petrolifere per sviluppare i progetti di estrazione di combustibile dalle sabbie bituminose. Con questa cyberaction hai l'opportunità di influenzare il loro voto. http://www.fairpensions.org.uk/about
 
pileggi
pileggi il 19/09/10 alle 19:05 via WEB
Sarah Incamicia Lamezia Terme Anche se in questi ultimi scampoli d'estate, il sole e il clima stanno regalando, ai pochi turisti rimasti delle splendide giornate, l'estate è ormai agli sgoccioli e si propone il problema del dissesto idrogeologico in tutta la sua problematicità e criticità. Criticità tutte ancora da affrontare e risolvere e che hanno, spesso, non solo arrecato disastri ma anche morti. Gli effetti delle recenti piogge e la scoperta di una tomba del III sec a.C. in una delle zone del lametino con i più evidenti segni di importanti eventi alluvionali e geodinamici di grande interesse nazionale ripropongono la rilevanza dell'intreccio tra patrimonio storico-archeologico, risorse naturali e geoambientali e distribuzione degli insediamenti urbani delle popolazioni che sono vissute e vivono nel territorio attualmente denominato lametino. Intreccio che per il geologo Mario Pileggi, consigliere nazionale dell'associazione "Amici della Terra" «è sottovalutato nel dibattito sul Piano strutturale in corso di redazione e che dovrà disegnare il futuro assetto urbanistico territorio». «Una sottovalutazione – spiega il geologo – che rischia di accrescere il depauperamento del grande patrimonio di risorse geoambientali e di accentuare gli effetti dannosi degli eventi naturali quali terremoti, frane e alluvioni che hanno interessato il territorio dal Paleolitico a oggi. Il contesto geoambientale della zona del ritrovamento dell'antica tomba è caratterizzato da una specificità assetti geologico-strutturali e idrogeomorfologici di rilevantissima importanza sia per la storia degli insediamenti antropici sia per storia geologica della regione e dell'intera penisola. Sugli effetti degli eventi alluvionali – osserva Pileggi – basta ricordarequelli provocati dai Torrenti Bagni, Cantagalli, Piazza e Canne nel 1827 e nel 1866 con numerose vittime e distruzioni di interi quartieri seppelliti da 6-7 metri di ghiaia per ogni piena». «Aspetti che – aggiunge il geologo – oltre ad aver condizionato la qualità della vita delle popolazioni e la scelta dei vari siti per costruire o ricostruire i propri insediamenti, sono da considerare anche per comprendere le cause della scomparsa degli antichi insediamenti urbani e, quindi, per localizzare dove gli stessi possono essere rinvenuti. Dall'intreccio tra dinamica degli assetti geo-ambientali e principali vicende ed evoluzione degli insediamenti umani, a partire dal Paleolitico emerge che nei periodi di buon governo e di razionale utilizzo delle risorse del territorio, come a esempio durante la civiltà della Magna Grecia, la grande disponibilità d'acqua e di suoli fertili, ha prodotto ricchezza e benessere: significative in proposito le rilevanti quantità delle produzioni agricole del periodo e le preziose monete di Terina raffigurante l'acqua delle Terme di Caronte». «D'altra parte – prosegue Mario Pileggi – nei periodi in cui il territorio e l'acqua sono stati mal gestiti favorendo anche il saccheggio di minerali, come a esempio, l'argento, il ferro, il rame dei numerosi giacimenti minerari e del legname dai boschi come avvenuto ad esempio in tarda epoca romana o nelle successive epoche di colonizzazione, alluvioni e frane hanno provocato miseria e morti. In tantissimi documenti storici e nella letteratura scientifica sono documentati i gravissimi e ripetuti episodi alluvionali con molte vittime. Significative in proposito le pubblicazioni "Descrizione geologica della Calabria" dell'ingegnere Cortese e "Città-Paese e realismo urbanistico" dell'architetto Iuffrida, nelle quali, oltre alla rilevanza degli episodi alluvionali del Piazza, sono evidenziate sia la stretta connessione degli stessi episodi con le condizioni di dissesto idrogeologico delle pendici montane, sia i riflessi positivi per la salvaguardia e l'equilibrio del territorio conseguenti agli interventi di sistemazione idraulica e rimboschimento delle pendici montane». «L'assenza di memoria storica e il mancato riferimento alla specificità dei caratteri geoambientali del territorio – osserva il consigliere di Amici della Terra hanno fino a oggi impedito la piena e razionale valorizzazione delle risorse naturali e nel contempo ritardato la realizzazione d'interventi idonei garantire la sicurezza delle popolazioni dalle cosiddette calamità naturali. Caratterizzato da una molteplicità di aspetti fisici con disponibilità di risorse naturali che è raro trovare concentrate nell'ambito dei confini di un solo comune: il solo territorio di Lamezia si estende per oltre 160 km quadrati di superficie, fino a quota 1400 m e comprende circa 9 km di spiaggia, vaste aree di pianura, colline, montagne con suoli fertilissimi, ingenti disponibilità di risorse idriche, sorgenti terminali e giacimenti minerari in gran parte ancora da valorizzare». «Oltre al gruppo delle preziose sorgenti di Caronte con acqua termale-sulfure, nel territorio comunale– indica il geologo – sono state rilevate sorgenti di acqua oligominerale con portate di molte centinaia di litri al secondo. Per farsi un'idea della rilevanza della qualità e quantità d'acqua disponibile basti valutare, che per garantire l'erogazione 24 ore al giorno in ogni casa a 75 mila abitanti necessitano circa 7 miliardi di acqua all'anno, cioè quasi la terza parte di quella disponibile dalle 4 sorgenti più importanti presenti nell'ambito del territorio comunale. Altro aspetto della realtà geoambientale – prosegue Pileggi – è quella dei 13 corsi d'acqua: Spilinga, Bagni, Zuppello, Fella, Cantagalli; Piazza, Canne, Zangarona, S. Ippolito, Pesipe, Cottola, La Grazia e Turrina, che da nord a sud il attraversano il territorio. Questa diffusa rete idrologica rappresenta una risorsa di grande rilevanza per lo sviluppo economico degli insediamenti umani che da millenni popolano questo territorio. Sull'assenza di memoria storica anche dei più recenti processi di trasformazioni e in particolare sull'aumento di pericolosità degli inevitabili fenomeni naturali cui è sottoposto il territorio è da considerare che circa 5.000 ettari dei terreni della pianura e della fascia costiera fino ad alcuni decenni fa erano acquitrini, paludi e pantani. «Di tutto ciò come degli altri aspetti della realtà geoambientale – a parere del geologo Pileggi – non si è certo tenuto conto con la notevole e, in gran parte, non pianificata espansione urbana dei decenni trascorsi intorno agli antichi centri storici di Nicastro, Sambiase e Sant'Eufemia. Il caotico e non pianificato sviluppo edilizio e soprattutto la erronea localizzazione di molti insediamenti e della rete dei servizi realizzati dopo l'unificazione dei tre comuni evidenziano l'assenza di memoria storica dei numerosi disastri provocati da terremoti, frane e alluvioni e, quindi, l'ignoranza delle motivazioni che di volta in volta - indica - hanno condizionato la scelta sull'aree e sui tipi di terreni da utilizzare per ricostruire gli insediamenti urbani che venivano distrutti. Fare come gli struzzi e rimuovere l'esigenza di prevedere gli effetti dannosi degli eventi naturali e tardare nel predisporre idonei piani di prevenzione, tutela e salvaguardia delle popolazioni dai rischi ai quali sono esposti – conclude Pileggi – è da irresponsabili»
 
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