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LA BANALITA' DEL MALE


In queto suo famoso libro, Hanna Arendt traccia il profilo di un criminale nazista giungendo alla conclusione che il male è banale. Il mediocre frustrato che  non sa vedere oltre l'orticello di casa, è in realtà l'humus fertile dal quale fioriscono le dittature. Il male non ha una natura forte, è soltanto assenza di bene, se l'amore è il senso dell'universo, il male che l'uomo può fare non può sconvolgere le leggi dell'universo, può distruggere il proprio simile e di conseguenza se stesso, in quanto noi tutti specchio l'un dell'altro. L'Europa senile che non vuole procreare, ha  paura dell'invasione dello straniero e svolta a destra. Il frustrato che non sa con chi prendersela, finisce sempre con dare la caccia al più debole. Il popolo tedesco era a conoscenza dei campi di concentramento, gli italiani sapevano delle leggi razziali, ma in pochi aiutarono gli ebrei. Con le leggi razziali di questi giorni, è di nuovo la banalità del male a trionfare, l'unica novità rispetto al passato è che le dittature vengono democraticamente elette. 'Per pensare veramente occorre che il pensiero aderisca allo spirito'   Nietzsche