Il VENTO e il LEONE

Post N° 85


.Sono giunto sin qui, alla fine di tutto. Ho guardato negli occhi il gabelliere dal naso adunco, l’espressione arcigna; i sogni stipati nel paniere, come un minatore col suo pranzo. Non sono più in grado di discernere quei messaggi che la vita dispone in combutta col destino; forse è solo stanchezza o la collaudata diffidenza che mi porto sulle spalle come un sacco da emigrante; forse tutte le spigolose sfumature che mi colorano le mani sono smalto di pittore, illusione da parete.Troppe parole di confine mi indossano taglienti, e queste tavole di frassino in cui adagio il mio sospiro, evocano lamenti silenziosi, ambascerie di scongiuro: – di che sanno le tue labbra? Del sangue di Abele o delle mani di Caino? – . Raccogli le tue bandiere, le tue sconce carabattole di passione d’ordinanza: non possono più illudere nessuno. Sosta in quell’anfratto di speranza che sa di favola d’Oriente, senza il cordone reciso di pazienza, senza il desiderio affranto di rinascita. Vi troverai uno squarcio di passato, privo del sorriso di un bambino, un ponte diroccato di dolcezza, parole sterili ed egoismo.Sono giunto sin qui, alla fine di tutto. Accolgo una sigaretta fra le dita, e come un prestigiatore d’altri tempi disegno parabole di fumo. In lontananza le ombre scemano: il sipario è chiuso.