Il VENTO e il LEONE

Post N° 87


.T’ho amato tanto sai … quanto si può amare sin dalle viscere dell’anima. Ho diviso il mio cuore come pane sulla mensa, offerta silenziosa di promesse, sottile in lontananza. Ho nascosto il viso nel cavo delle mani e raccolto pioggia nera sulle labbra, arruffati solchi di languida dolcezza. Avrei voluto la tua pelle disegnata dei colori sfaccettati del mattino, il sorriso d’ambra antica e delicata e i suoni ruvidi di casa: quella semplice normalità d’intenti, sequela intagliata di stupori o tranquille polveri di giorni. Il gesto naturale dello sguardo ti rinnova, come portata d’assoluto, come ingenua irriverenza sospesa sulle punte, ma non mi riesce di sostare, d’immergermi in queste tratte tumultuose. Di questo fuoco che divora, che solleva colpi secchi alla mia porta, non ho traccia o cicatrice, solo vuoti da colmare; vuoti immensi conficcati nel costato, fra le ossa irrobustite dal cinismo.Ora mi fermo, in questo contendermi a metà, sfrontato nell’eccesso, guardingo sulla soglia: che sarà di tutto quanto, se non futile ricordo? È stato un seme germogliato sull’asfalto, soffocato dalla fretta di fuggire; un solco verde oliva fra la terra e la sua chiesa. Non canto questa notte. Le parole che nascono dal cuore … sono morte sulle labbra.Se solo tu sapessi quanto …