Il VENTO e il LEONE

Salone del Libro. Torino 2008.


.Anche quest’anno ho portato le mie quattr’ossa al consueto appuntamento con la meta culto dei divoratori di libri italiani. Frequento il salone da veramente tanto tempo, l’ho reso un appuntamento fisso d’ogni primavera, piccola evasione dal torpore in cui induce troppo spesso la quotidianità lavorativa.Da alcuni anni, almeno, a mio insignificante parere, dal salone dedicato alla donna, l’appuntamento con la cultura e le sue variegate espressioni è scivolato lentamente alla deriva, divenendo abbastanza insipido e privo di quelle attrattive genuine che avevano accompagnato le prime edizioni. Non è un giudizio impietoso, non fraintendete, ogni appuntamento annuale ha avuto dei pregi, ma col tempo credo molti abbiano notato come la kermesse abbia perso piano piano il suo mordente. Le ultime due edizioni hanno mostrato una controtendenza fortunatamente e così quest’anno ho partecipato speranzoso di buone novità.Non sono stato del tutto deluso. Nonostante non si respiri più una certa genuinità d’intenti fra gli editori – e qui mi sento di esprimere un parere professionale avendo operato per anni con due fra le più grandi e prestigiose case editrici d’Italia – genuinità sacrificata sugli altari dell’imperante massima del “ciò che conta è quel che si fa apparire”, ebbene, nonostante questo posso dirmi soddisfatto della giornata trascorsa tra gli stands.Ho potuto notare titoli estremamente interessanti, non solo fra gli “squali” dell’editoria, ma anche e soprattutto nelle piccole realtà spesso relegate in angoli sperduti del Lingotto: titoli nuovi, anche se un po’ ridondanti e ripetitivi (ma ciò non compete agli autori quanto alla scarsa fantasia dei curatori), autori agli esordi e collaudati, presentazioni interessanti e non eccessivi strascichi di polemiche, pur così attese quest’anno.Mi sono divertito, ho alleggerito il portafoglio (ma quando riusciremo ad avere dei discounts book come nei Paesi Bassi?????) e mi sono crogiolato fra gli stand colorati dei sapori del Piemonte (ho resistito al richiamo del cioccolato eheh).Una nota sullo strascico delle polemiche però non posso evitarla, sarebbe ipocrita. Personalmente la presenza di Israele come paese ospite non l’ho vista così accanitamente negativa come molti vorrebbero farla passare. Che il paese ospite non sia un esempio limpido sotto il profilo politico democratico posso anche accettarlo – e anche in questo caso mi pregio d’una formazione tecnica, avendo incentrato gli studi formativi sulle aree mediorientali – posso perciò anche concordare su alcune critiche mosse ad Israele, ma non posso accettare che si trasformi un evento che contribuisce a promuovere la cultura di un paese, o parte di un paese che di si voglia, in una specie di critica tout court sostenuta per lo più da persone che sulle problematiche conflittuali israelo-palestinesi hanno posizioni a dir poco ipocrite e per nulla oggettive. Per quel che mi riguarda, pur non condividendo buona parte della politica Israeliana, ho apprezzato moltissimo lo stand che mi a dato un’ulteriore possibilità di comprendere più a fondo una cultura troppo spesso disprezzata semplicemente per leggerezza. Nota tecnica: splendida la documentazione sull’aramaico, veramente tra i libri meglio curati del salone per competenza ed esposizione d’argomento. Una pecca allo stand israeliano? Azz … il vino. 30€ per un rosso, pur se doc, mi sembravano troppi 
potevano pure fare un bel prezzo fiera
Un bel salone quest’anno. Si.