Hikikomori fan

Immagini inquietanti


Proprio oggi si è chiusa alla Triennale di Milano la mostra fotografica che portava questo curioso quanto azzeccato titolo. Disgrazia vuole che sia capitata in un periodo pessimo e non abbia potuto assistervi,devo ammettere con autentico rammarico. Il mio personale interesse inevitabilmente parte già dal filo conduttore,l'inquietudine,che a me indagatrice dell'animo umano è compagna fedele,musa e demone tentatore. Nel caso specifico essa è stata sviscerata in una moltitudine di raffigurazioni diverse del quotidiano malessere,dai vizi privati ai drammi mondiali come guerre e malattie. Perché preferire una mostra,tra l'altro vietata ai minori di 14 anni proprio a causa della durezza delle immagini e della loro natura ambigua,ad un paio d'ore spensierate guardando il film di Checco Zalone,per esempio? Potrei dire per un milione di buoni motivi...Al di là di quelli che sono i miei gusti,la vedo così: l'arte deve toccarti dentro,poco importa se è una carezza o una pugnalata allo stomaco. Devi sentirla e portarla in profondità,deve lasciarti qualcosa. Queste fotografie,di alcuni tra i più famosi e acclamati professionisti del settore,di certo riescono in pieno nell'impresa,anche grazie all'essenza stessa del media usato,perché in una foto rimane per sempre l'istante,non puoi distogliere semplicemente lo sguardo sperando che sia tutto passato,finito. Così messaggio e mezzo si fondono,come se la nostra mente diventasse l'obiettivo e l'immagine un mondo parallelo,ruvido,sporco...scrivendo questo ho avuto un flash di "Velluto blu" di David Lynch (ma molta della sua filmografia richiama certi temi),decisamente non a caso. Ma prendendo le distanze dal cinema,dove spesso molti registi sono palesemente di parte,i fotografi sono semplici testimoni; non tanto interessati a dare un loro parere sul soggetto,quanto nel dare l'opportunità all'occhio dello spettatore di fare questo,e meglio ancora se costui è in grado di andare oltre ed esplorare senza timore il disagio in cui l'artista l'ha volutamente trascinato. Il caos,quello vero,primordiale e sanguigno,è quello stato tra la vertigine e il disgusto che la gente prova di fronte a ciò che non vorrebbe vedere; ma in fondo quello è solo lo stridere degli ingranaggi arrugginiti della coscienza e del libero pensiero che si rimettono in moto. Personalmente consiglio a chiunque quantomeno di cercare di reperire il catalogo di questa mostra,ma fatelo solo se vi sentite in grado di affrontare gli angoli più bui della nostra società. Come ricompensa,quando riemergerete per prendere fiato,forse vi sentirete davvero totalmente umani per la prima volta.