LA VOCE DI KAYFA

COERENZA ITALIANA: L'ITALIA BOMBARDA L'AMICO GHEDDAFI


Non condivido l’unanime convinzione che l’Italia abbia deciso autonomamente di partecipare alle azioni belliche delle forze NATO in atto in queste ore sulla Libia - autorizzate da una risoluzione dell’ONU  per difendere le popolazioni in rivolta contro Gheddafi dalle ritorsioni militari del colonnello per riconquistare il potere - mettendo a disposizione sette basi dell’aeronautica e un gruppo di Tornado e caccia che da ieri stanno bombardando le postazioni militari del regime. Personalmente sono più propenso a ritenere che il nostro paese vi sia stato costretto dalla sua collocazione geografica che, dall’indomani della seconda guerra mondiale, ne fa ufficialmente uno dei massimi avamposti logistici degli USA e della NATO nel mediterraneo. Il summit di sabato a Parigi tra Sarkozy, Cameroon e Hillary Clinton, mentre il Presidente del Consiglio italiano era ancora in volo per partecipare alla riunione nella capitale francese che avrebbe deciso l’inizio dei bombardamenti sulle postazioni di Gheddafi, è l’emblema della pochezza decisionale del nostro governo in questa vicenda. Seppure avesse voluto, l’Italia non avrebbe potuto sottrarsi al suo ruolo di “portarei” nel mediterraneo da cui decollare gli aerei della coalizione per la Libia semplicemente perché così a monte era stato deciso dalla triade franco/britannica/statunitense. Né è credibile, ma non è detto che non lo sia davvero, che sia stato il Presidente del Consiglio Italiano a proporre di posizionare nella base NATO di Napoli il comando delle azioni militari: è ovvio che un comando venga istituito in prossimità del fronte per ridurre al lumicino il tempo di reazione tra le azioni belliche e le decisioni dei vertici militari. Lo stesso avvenne per il conflitto nei Balcani, e lo stesso era naturale avvenisse per questo nuovo scenario di guerra. Che il nostro paese, per quanto concerne le decisioni militari, e non solo quelle, sia subalterno agli USA è cosa nota a tutti. Gli interventi militari italiani in Iraq, in Afghanistan e in altre zone del mondo, per quanto non condivisi da una grossa fetta d’opinione pubblica, sono sempre stati una leale risposta alla richiesta di intervento da parte dell’alleato americano cui non ci siamo mai sottratti essendo l’appendice militare degli USA nell’Europa del sud. Chi come la Lega Nord auspicava che l’Italia si opponesse ai bombardamenti sulla Libia imitando la decisione della Germania, fa mero populismo per accattivarsi ancor di più il proprio elettorato e attrarre a sé le simpatie di quanti non condividono questa decisione. C’è da giurare che mai e poi mai Silvio Berlusconi avrebbe immaginato, a distanza di soli sette mesi da quando aveva osannato in pompa magna il colonnello Gheddafi a Roma, indicandolo come esempio di democrazia, siglando importanti accordi d’affari di cui avrebbero beneficiato un gruppo ristretto di aziende italiane, di trovarsi a fare la guerra all’amico Gheddafi cui aveva baciato anche la mano in maniera ossequiosa nemmeno fosse il Papa!Secondo gli addetti ai lavori la vera forza e credibilità di un governo la si desume da come imposta la politica estera: le ripetute gaffe del nostro Premier ai vari vertici internazionali; le rivelazioni, (mai smentite, seppure poi la Clinton definì Berlusconi il migliore alleato degli USA...) di wikileaks dei cablogrammi inviati dall’ambasciata americana a Roma al Dipartimento di Stato in cui si dipinge un Berlusconi disattento e stanco per i troppi festini che organizza, unitamente alle preoccupazioni per le sue amicizie con Gheddafi, Putin e altri leader invisi agli americani probabile frutto di interessi privati che il nostro Premier coltiverbbe con questi signori per accrescere ancora di più il suo patrimonio finanziario, la dice lunga sulla reale autonomia con cui il governo italiano possa aver deciso di partecipare attivamente alle azioni militari sulla Libia!