L’inarrestabile flusso di profughi provenienti dai paesi del nord africa e del magrheb in rivolta, che da settimane sta sbarcando a Lampedusa, tanto da superare di gran lunga il numero degli abitanti dell’isola,
ha costretto i lampedusani, persone solitamente solidali con chi approda sulla loro terra alla ricerca di un futuro migliore, a presidiare le coste per impedire ulteriori approdi e dare vita a una serie di eclatanti proteste contro il governo per il modo approssimativo con cui sta fronteggiando l’emergenza: impedire l’allestimento di una tendopoli in cui accogliere provvisoriamente i migranti; costringere le autorità a dirottare i barconi della speranza sulla vicina isola di Linosa; precettare navi della marina e da crociera per imbarcarvi e assistere i disperati nella prima fase del riconoscimento. Nelle stesso tempo, nel totale silenzio dei media nazionali,
nei cantieri navali di Napoli si sta consumando l’ennesima, paradossale tragedia del lavoro: da circa sette mesi 23 aziende del settore hanno dovuto chiudere, con l’incognita della riapertura, mandando in cassa integrazione 120 operai perché la Petro ship group, un’azienda rumena con sede a Costanta, in un mail inviata a tutte le grosse società di cantieristica italiana mette a disposizione manodopera specializzata a prezzi stracciati – 9 euro all’ora un operaio; 10 un caposquadra; 1 euro in più ogni ora di straordinario; inclusi vitto, alloggio e viaggio -, allegandovi come credenziali i nomi delle aziende che si sono servite dei suoi servizi. È ovvio che se questa situazione non si arginerà quanto prima, c’è il rischio che anche in una città come Napoli, solitamente ben disposta nei confronti dello straniero, inizieranno ad alimentarsi focolai di intolleranza verso chi, svendendo la propria professionalità, defrauda del lavoro chi ne ha diritto per nascita e cittadinanza come recita il primo articolo della Costituzione.Si sa, le leggi del mercato sono inesorabili: ogni imprenditore, se ne ha modo, soprattutto in un periodo di crisi, non si fa scrupoli ad aumentare la produttività riducendo i costi di produzione seppure deve licenziare. In questo caso però è ancora peggio perché si preferisce risparmiare servendosi della concorrenza sleale di chi mette in saldo la dignità dei lavoratori in barba a tutte le regole sindacali; alimentando da parte delle maestranze italiane un crescente malessere nei confronti dello straniero sempre più identificato come un ladro di sogni e di speranze. Il tutto nella totale indifferenza delle istituzioni da lì impegnate a bombardare Gheddafi, da lì disposte a tendere una mano al dittatore pur di non mettere ulteriormente a rischio gli interessi della aziende italiane in Libia, mentre a Lampedusa e nei cantieri di Napoli fomentano focolai di razzismo: RAZZISTI NON SI NASCE, TI FANNO DIVENTARE!