Fino a ieri mattina nemmeno sapevo chi fosse e cosa facesse Vittorio Arrigoni, l’attivista/pacifista italiano rapito e ucciso a Gaza da un presunto gruppo di estremisti salafiti, se non per quel tanto di notizie diffuse dalla radio e dai tg mentre ne annunciavano il sequestro. È bastato che un amico, comunicandomi la sua morte, mi suggerisse di visitarne il blog, e allora l’identità di Arrigoni mi si è svelata in tutta la sua grandezza. E la sua morte ha iniziato ad assumere contorni meno opachi, alimentando dubbi a gogò sulle reali cause della sua uccisione.Nel
blog Arrigoni raccontava il conflitto israelo/palestinese visto dalla parte dei disperati ossia dei palestinesi; documentando con foto le sofferenze inflitte loro dagli israeliani. Dunque, a suo modo, Arrigoni era un “rompiballe”, così come lo fu
Marco Biagi, il consulente del governo ucciso dalle BR nel 2002, secondo l’ex Ministro Scajola proprio quello cui qualcuno aveva pagato metà della casa con vista sul Colosseo s, enza che lui ne sapesse nulla… Poiché si sa che i rompiballe danno fastidio ed è dunque meglio disfarsene prima che possano fare danni, avendo i salafiti nella serata di ieri smentito il proprio coinvolgimento nell’uccisione di Arrigoni, bisogna domandarsi: a chi dava fastidio Arrigoni tanto da decidere di eliminarlo? Nell’attesa di conoscere l’improbabile risposta a questa domanda, vorrei soffermarmi per un attimo sulle reazioni in rete suscitate dalla morte di Arrigoni le quali, contrariamente a quanto riferito ieri sera su La Sette a OTTO E MEZZO dall’europarlamentare leghista Matteo Salvini, non sono state scevre da critiche e attacchi nei confronti del pacifista italiano. In particolare sul sito de IL GIORNALE diretto da Sallusti sono apparsi commenti a dir poco offensivi verso di lui e quanti come lui decidono di operare in zone di guerra per aiutare i più deboli, come è il caso di Emergency di Gino Strada, accusandoli di percepire un mucchio di denaro per fare ciò. Mentre su face book non sono mancate reazioni spropositate inneggianti a Israele, accusando Arrigoni d’essere filopalestinese e pertanto quasi meritevole della sorte toccatagli. Addirittura c’è stato chi, prendendo spunto dalla tragedia, coglieva quanto fosse contrastante il rapporto Islam/democrazia, dimenticando le rivolte di massa di questi ultimi mesi in Egitto, in Tunisia e in Libia per liberarsi dai regimi dittatoriali tipo quello di Gheddafi. Leggendo simili commenti del tutto in contrapposizione con la realtà, confesso che ho provato vergogna d’essere italiano: è possibile, mi sono chiesto, che in questo paese c’è chi non si fa scrupoli di attaccare un povero uomo morto solo perché aveva deciso di schierarsi dalla parte dei più deboli e dare loro voce, ma poi è pronto ad applaudire come una star, all’uscita di un tribunale, chi ha avuto il coraggio di baciare la mano a Gheddafi o di affermare senza alcun pudore che davvero credeva che Ruby rubacuori fosse la nipote di Mubarak e pertanto le avesse dato 60 mila euro perché non si prostituisse più?