LA VOCE DI KAYFA

MENTRE IL CALCIO MARCIVA LA FIGC DORMIVA


Avevo sedici anni quando nel 1980 scoppiò lo scandalo scommesse che costò due anni di squalifica a Paolo Rossi - lo stesso Rossi che con i suoi gol ci avrebbe fatto vincere due anni dopo il mundial di Spagna, segnando tra l’altro una memorabile tripletta al Brasile di Zico e Falcao. Da ragazzo qual ero vissi con disincanto quei momenti: per me il calcio era solo un gioco da praticare con gli amici all’uscita da scuola rubando ore allo studio o da seguire in televisione gioiendo e soffrendo per la mia squadra del cuore. L’idea che fosse possibile truccare i risultati delle partite con il consenso degli stessi giocatori mi sembrava una tale assurdità che, quando poi vincemmo i mondiali spagnoli e Rossi risultò capocannoniere e fu insignito quello stesso anno del pallone d’oro, ritenni tutto ciò una Nemesi per ripagare Rossi e il calcio italiano dell’umiliante ingiustizia subita due anni prima. Con minor disincanto cinque anni fa vissi “calciopoli”: da adulto con un minimo di esperienza di vita e, soprattutto, da padre con due maschietti tifosissimi mi sembrava molto più plausibile che la potenza di alcune società di calcio fosse tale al punto da influenzare gli arbitri e i designatori arbitrali in modo da manipolare addirittura l’esito di un intero campionato. Pertanto mi sembrarono giuste le revoche degli scudetti e la retrocessione in serie B della Juve e le penalizzazioni per altre squadre, così come mi parve giusta la radiazione dal mondo del calcio di arbitri e dirigenti tra cui Luciano Moggi il quale, seppure ritenuto uno dei i principali artefici dell’organizzazione che manipolava le partite tanto che nel processo in cui è imputato il pm ha chiesto una pena di cinque anni di carcere, continua a comparire in televisione o sui giornali per parlare di calcio come se nulla fosse, offendendo quei tanti tifosi che credevano in un calcio pulito o quanto meno non corrotto fino a questo punto. Lo scoppio di questo ennesimo scandalo scommesse nel nostro calcio è la conferma di quanto malato sia il calcio italiano. L’idea che campioni del passato o tuttora in attività come Beppe Signori, Doni (capitano della neopromossa Atalanta in serie A che ora rischia seriamente) e Stefano Bettarini, di accordo con personaggi del tutto estranei al mondo del calcio, possano architettare un meccanismo che prevede addirittura di drogare i calciatori negli spogliatoi per ridurne le prestazioni in campo e vincere somme ingenti puntando contro la loro squadra mi sembra un soggetto da commedia all’italiana degno di Steno o di Mario Monicelli.E invece pare funzionasse proprio così. Ma quello che davvero lascia allibiti è l’intenzione di costituirsi parte civile da parte della FIGC quale parte lesa, visto che dovrebbe essere la stessa FIGC a garantire la regolarità dei campionati essendo dotata di una commissione di vigilanza e una d’inchiesta.Poiché chi ha l’abitudine a scommettere sa bene che all’improvviso molte partite non venivano più “bancate” senza alcuna spiegazione apparente, siccome sembra che queste stesse partite su cui calava il veto della giocata vedevano coinvolte squadre su cui oggi si indaga, è ovvio che ci si chieda come sia possibile che mentre gli scommettitori vigilavano per tutelare i propri interessi la FIGC dormisse?