LA VOCE DI KAYFA

LODO MONDADORI: E ORA CERCARANNO DI SPUTTANARE I GIUDICI DI APPELLO?


Reo di aver condannato nell’ottobre del 2009 in primo grado civile la Fininvest a  risarcire con 750 milioni di euro la Cir di Carlo De Benedetti per la vicenda Lodo Mondadori - dopo che in sede penale era stato sancito con sentenza d’appello del 23 febbraio 2007 e ricorso respinto dalla Cassazione il 3 luglio dello stesso anno che nel 1991 la Fininvest, tramite l’avvocato Previti, corruppe con 400 milioni di lire il giudice della corte di appello  di Roma Vittorio Metta perché ribaltasse la sentenza che riconosceva la Mondadori proprietà di De Benedetti, e per questo Previti è stato condannato con sentenza definitiva per corruzione mentre Berlusconi prescritto per decorrenza dei termini giudiziari -, il Giudice Raimondo Mesiano fu “vittima” di un vero e proprio attacco da parte dei  media berlusconiani, “Mattino 5” in testa che lo fece seguire da una troupe televisiva allo scopo di screditarlo per via dei suoi comportamenti strani (del tutto in linea con quelli di un uomo normale)  e per i suo calzini viola!Ora che i giudici della seconda corte civile di appello di Milano, De Ruggiero-Sarasella-Rollero, hanno emesso il loro verdetto condannando la Fininvest a risarcire la Cir con 560 milioni di euro, riducendo di un terzo la pena emessa in primo grado da Mesiano, c’è da chiedersi se anche verso di loro i mezzi di comunicazione di proprietà del premier produrranno delle azioni mediatiche per screditarli agli occhi dell’opinione pubblica o se, come il buon senso raccomanda, ci si limiterà a gridare alla persecuzione giudiziaria -, cosa che tra l’altro hanno puntualmente già fatto sia i vertici del PDL, sia il presidente della Fininvest Marina Berlusconi non appena hanno appreso la sentenza. Sentenza che contrasta con gli auspici del Premier, all’indomani che fu costretto a ritirare dalla finanziaria la cosiddetta norma salva Fininvest, secondo cui la corte d’appello avrebbe annullato la sentenza di primo grado dando ragione al suo gruppo.Travolto da una valanga di dichiarazioni pro e contro Berlusconi, il cittadino normale, quello di cui la politica si ricorda solo quando si approssimano le elezioni, di questa vicenda una cosa crede di averla capita: tutto ciò con la politica non c’entra nulla visto che la presunta truffa (è d’obbligo il condizionale fino alla sentenza di Cassazione…) a danno di De Benedetti si consumò tre anni prima che Berlusconi scendesse in politica. Pertanto non si capisce  come si possa attribuire ad eventi inerenti esclusivamente il mondo dell’imprenditoria una valenza politica.La condanna in sede penale del giudice Metta e di Previti, unitamente alla prescrizione per Berlusconi e alla condanna in sede civile della Fininvest confermano che in questa vicenda la politica non c’entra affatto se non per il particolare - secondo alcuni trascurabile - che il truffatore sarebbe il Presidente del Consiglio Italiano, una cosa da niente!