LA VOCE DI KAYFA

FERIE OSPEDALIERE: QUANDO LA VITA IMPONE LE SUE RAGIONI NON PUOI TIRARTI INDIETRO


Difficilmente dimenticherò queste ferie ferragostane. Appena il tempo di lasciare l’azienda per godermi una settimana di vacanze e la telefonata di mia moglie, mentre in auto rientro a casa,  che mi annuncia che il padre sta male mi pone davanti alla dura realtà: sarà un ferragosto di battaglia! La corsa in ambulanza al pronto soccorso e il ricovero d’urgenza per una pancreatite non consentono alternative: metti da parte ogni velleità di riposo per affrontare l’ennesima prova cui la vita ti pone davanti, dopo la malattia di papà!Il suocero, ottantuno anni da pochi giorni, è un uomo che in vita sua è sempre stato autonomo, forse fin troppo. Lo scorso settembre, nonostante gli acciacchi dell’età, si recò a Lecce, accompagnato da un conoscente, per ritirare uno dei tanti  premi alla sua carriera di artista multiforme. Vederlo disteso sulla barella, il viso contratto al punto da far pensare a una paresi causata da un ictus ti impone l’ennesima riflessione sulla futilità della vita. Sì, è vero che, rispetto a mio padre, quell’uomo dalla mole imponente, il mento squadrato tipico delle persone dal carattere forte e deciso, ex docente di scenografia alle Accademie di Belle Arti di Reggio Calabria, Bari e Napoli, con trascorsi da baritono che l’hanno portato a solcare i teatri di mezzo mondo, nonché pittore di spessore, la vita l’ha vissuta intensamente. Ma come spesso accade in questi casi, la volontà di affermarsi ad ogni costo ha imposto degli enormi sacrifici tra cui quello di anteporre l’appagamento del proprio io agli affetti familiari. Forse è per questo che tra di noi non c’è mai stato un rapporto idilliaco, seppure entrambi ci sopportavamo e rispettavamo: nei suoi confronti ho sempre nutrito una sorta di rancore per aver fatto prevalere le sue personali esigenze a quelle della famiglia. Tuttavia, nel momento in cui mi resi conto che gli acciacchi dell’età stavano avendo il sopravvento sulla sua forza di volontà, pur di evitare a mia moglie il travaglio di fare da pendolare quotidianamente tra casa, lavoro e dimora del padre per accudirlo, non appena cambiammo casa trasferendoci in una molto più grandi, non esitai a farlo venire con noi sacrificando a lui lo spazio in cui progettavo di allestire il mio studio.Come tutte le convivenze, anche questa aveva i suoi tanti lati negativi mitigati dal pensiero che la sua salute peggiorava di giorno in giorno richiedendo costante assistenza. In più di un’occasione mi sono ritrovato a rispondere ai mie figli “non dimenticate che tutti ci faremo vecchi”, ogniqualvolta palesavano insofferenza per i comportamenti del nonno anche se poi spesso li sorprendevo a prenderlo simpaticamente in giro o a manifestargli con dolcezza il loro affetto con un bacio o una carezza.In questi giorni stargli vicino in ospedale, anche di notte, riprendendo con lui le cure da badante che per anni ho avuto per papà e il suo corpo infermo, mi sta insegnando che qualunque barlume di rancore possiamo nutrire nei confronti di una persona a noi molto vicina, se in noi alberga un minimo di umanità, quel risentimento svanisce di colpo sopraffatto dalle ragioni del cuore che, per quanto possano essere causa di tormento facendoci riscoprire in futuro vittime della nostra stessa pietà, posseggono la virtù di ridare prepotentemente voce all’anima, facendosi sentire come non mai esseri umani e apprezzare quanto il calore umano possa risolversi in una valida terapia di supporto per chi soffre in quanto consapevole che ormai non potrà più fare ciò che fino a qualche mese fa, seppure lentamente, riusciva a fare continuando a essere, tutto sommato, se stesso. Ma soprattutto perché sa che, da oggi in poi, la sua malattia imporrà enormi sacrifici a chi ha deciso di prendersi cura di lui, nonostante in passato il suo forte ego ha causato tanto dolore pur di affermasi ad ogni costo!Ora che il gigante d’argilla sta palesando le proprie caducità e debolezze fisiche, ti rendi conto che il vero gigante è quello che si annida nel cuore di ognuno di noi denominato umanità. Essere umani, soprattutto verso chi ti ha arrecato tanta sofferenza, è forse la cosa più difficile che un uomo possa fare. Ma se la vita ti mette davanti a una simile prova non puoi tirarti indietro semplicemente perché quella persona, per quanto egoista possa essere stata verso di te e i tuoi cari, è prima di tutto un uomo come te e come tale devi trattarlo, indipendentemente se nutri fede o meno. Nel momento in cui sei posto con la tua coscienza, credente o laico che sei, il resto è relativo; anche se alla fine quello che stai facendo non sarà apprezzato.Se stai con la coscienza a posto stai bene con te stesso e col mondo intero!