LA VOCE DI KAYFA

POZZUOLI, VIA NAPOLI: IL PARADISO A POCHI METRI DA CASA


Se qualcuno gli avesse predetto che un giorno avrebbe considerato meraviglioso fare il bagno nel mare inquinato del lungomare di Pozzuoli lo avrebbe giudicato un pazzo da internare in manicomio e buttare poi via la chiave della cella, perfino se quel “pazzo” si fosse chiamato Gesù!A questo pensava mentre faceva il morto nell’acqua, lo sguardo beatamente socchiuso rivolto al cielo terso rischiarato da un caldo sole che gli abbronzava delicatamente i tratti del viso. Seppure fosse consapevole che la limpidezza dell’acqua era traditrice - avvalorando il detto OCCHIO NON VEDE, CUORE NON DUOLE – in quanto il suo splendore, incentivato dai riflessi cristallini del sole, celava alla vista l’alto tasso di inquinamento che caratterizzava quel tratto di costa chiamato Via Napoli perché correva parallelamente alla strada asfaltata che da Pozzuoli conduceva a Napoli, dopo la terza notte d’ospedale trascorsa al capezzale di un ammalato cui si alternava con un immigrato sudamericano, la voglia di godere comunque di un attimo di vita che sapesse di vacanza aveva abbattuto la ritrosia che da sempre nutriva nel farsi il bagno in quello specchio di mare.Pur di sentire sulla pelle le carezze del sole e del sale, quella mattina, lasciato di buon’ora l’ospedale di Pozzuoli, tornò a casa deciso come non mai. Fece una doccia tonificante per cancellare via dal corpo la stanchezza della notte insonne, indossò il costume e, col telo da mare in spalla, uscì di casa per recarsi giù in spiaggia.Per superare le residue incertezze e timori che lo assalivano al pensiero che di lì a poco si sarebbe tuffato in un mare ingannatore come una bella donna la quale, dietro all’aspetto avvenente, mascherava la malignità dell’anima, affacciandosi dal parapetto del lungomare per valutare il punto in cui gli conveniva scendere per tuffarsi, osservando la massa di bagnanti abbronzati assiepati tra gli scogli e sdraiati sui lettini dei lidi abusivi che ogni estate sorgevano come per incanto su quella proprietà demaniale senza che nessuno intervenisse a tutela degli interessi dello Stato e del Comune, chiuse per un attimo gli occhi e immaginò che quei corpi bruciati dal sole, comunicanti tra sé in un idioma incomprensibile, non appartenevano ai puteolani bensì a turisti in vacanza a Tahiti e che quel mare cristallino, pulito a orari prestabiliti in rapporto al variare delle correnti (dalle 7 del mattino fino alle 11 l’acqua era un vero splendore. Dopo, una patina di liquami inodori ne copriva la superficie, trasportati dalla corrente del golfo sotto costa, rendendo difficile, se non addirittura impossibile, farsi il bagno), era un mare polinesiano. Quello sforzo di fantasia, unito all’irrefrenabile bisogno che provava di respirare, anche solo per un breve istante, aria di vacanze, lo indussero a scendere con passo deciso la scalinata che scendeva alla spiaggia. Su un rettangolo di arenile ricoperto da sassolini distese il telo, salutando con un sorriso la bionda signora con la bandana fasciata intorno alla testa e gli occhiali da sole che stava piazzando l’ombrellone a un metro da lui mentre ammoniva i figli nell’acqua a non allontanarsi troppo.Si slacciò dal fianco il marsupio in cui teneva le chiavi di casa e il portamonete con pochi spiccioli; si sfilò la tshirt, liberò i piedi dai sandali e, senza alcuna esitazione, avanzò  verso l’acqua e vi si tuffò d’impeto. Nuotò per alcuni metri fino a che non sentì più il fondale sotto di sé. Allora si distese nell’acqua volgendo il viso al sole. Allargò le braccia lateralmente, schiuse le gambe e si lasciò cullare dal quel mare ingannatore che si rivelò meno insidioso di quanto immaginasse, alimentando in sé il dubbio se ingannevole non fosse in realtà la voce diffusa che quel tratto di costa non era balneabile per costringere la gente a spostarsi nelle località balneari della zona incentivando il turismo a scapito delle proprie tasche.   Grazie al bisogno disperato di godere ad ogni costo di uno scampolo di vacanza, a poche centinaia di metri da casa aveva scoperto il paradiso!