LA VOCE DI KAYFA

LA CRISI GRECA UMILIA LA FILOSOFIA


Le violente manifestazioni popolari in corso in queste ore ad Atene per protestare contro la draconiana manovra economica varata dal governo greco per assicurarsi gli aiuti economici dall’Europa e evitare la bancarotta nazionale, ferisce profondamente quanti amano la filosofia - di cui la Grecia è la patria incontrastata - e credono nel suo valore educativo individuale e sociale. Quanto sta avvenendo nell'ellade fa male perché riesce difficile immaginare che gli eredi di quelle menti fini - i cui insegnamenti tuttora rappresentano le fondamenta per l’edificazione di una società giusta strutturata sull’equità sociale, dove le istituzioni politiche e giuridiche a loro volta vi attingono spunti preziosi a garanzia di un buon governo - possano aver criminalmente dissipato tali insegnamenti universali, sperperando le risorse pubbliche allegramente e senza ritegno, falsando i bilanci pur di entrare nella zona euro, guidando il paese verso lo scontro sociale dato che le manovre decise stanotte renderanno ulteriormente poveri coloro che già lo erano  e impoveriranno quanti già prima non se la passavano tanto bene, portando il paese inevitabilmente alla guerra civile. Le immagini televisive provenienti da Atene che ci mostrano i manifestanti inneggiare ai black block mentre gli incappucciati armati di spranghe, pietre e molotov alimentano la violenza, cercando lo scontro fisico con le forze dell’ordine poste a presidio del Parlamento sono l’emblema del clima di rivolta che serpeggia a Atene e in tutta la Grecia. Con che coraggio, in virtù di ciò, possiamo indirizzare i nostri figli verso gli studi classici convinti che nelle parole di Platone, Aristotele e altri grandi pensatori, greci e non, possano trovare le indicazioni giuste per migliorare se stessi, e di riflesso la società cui appartengono, è davvero difficile saperlo. Lo sfascio economico e sociale della Grecia, culla della società occidentale, non rappresenta semplicemente il fallimento della politica greca. Prima di tutto esso è l’umiliazione di quei pensatori vissuti su quelle terre più di duemila anni fa, le cui parole ancora oggi riecheggiano limpide nelle nostre menti quando le leggiamo, essendo il disastro sociale greco la cinica dimostrazione che l’etica e la morale - tanto care a Socrate, Platone e Aristotele - sono aspetti avulsi alla politica per la quale quel che davvero conta è esclusivamente il potere economico la cui natura è egoista e dunque meno protesa, di quanto realmente debba essere, al bene sociale come invece professarono i padri della filosofia.È proprio il caso di dire che tra il dire e il fare, più che il mare, c’è di mezzo l’avidità umana!