LA VOCE DI KAYFA

BELSITO IL TESORIERE CHE INGUAIò LA LEGA E BOSSI


Momenti cupi si profilano all’orizzonte per la Lega Nord e per il suo leader indiscusso, fino a ieri, Umberto Bossi. L’arresto del tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito con l’accusa di truffa aggravata allo stato e appropriazione indebita dei rimborsi elettorali per soddisfare “esigenze personali dei familiari di Bossi” si abbatte peggio di una mannaia sulla dirigenza di quel partito che aveva fatto del grido Roma Ladrona uno slogan elettorale.Ora che dall’inchiesta avviata dalla Procura di Milano, con l’ausilio di quelle di Napoli e Reggio Calabria, risulterebbero contatti tra il tesoriere Belsito e uomini della ‘ndrangheta, appare quanto mai ridicolo il lamento critico dell’allora Ministro degli interni Roberto Maroni alle accuse di Saviano secondo cui la ‘ndrangheta stava estendendo i propri tentacoli in diversi consigli comunali del nord.È inutile dire che le implicazioni dell’inchiesta stanno ripercuotendosi negativamente all’interno della Lega creando una netta spaccatura tra maroniani e bossiani.Spaccatura che già s’era aperta all’epoca in cui il Parlamento dovette votare per autorizzare o meno l’arresto di Nicola Cosentino del PDL accusato dai magistrati d’essere il referente politico dei casalesi.Maroni era favorevole per l’applicazione del procedimento cautelare così come sembrava esserlo Bossi, m poi cambiò idea all’ultimo minuto lasciando ai suoi libertà di scelta consentendo a Cosentino di scansare il carcere.In molti ricorderanno il malumore di Maroni subito dopo la votazione per l’improvviso cambio di direzione del suo leader.Tuttavia, per il bene del partito, Bobo fece buon viso a cattivo gioco e si adeguò alla decisione di Umberto negando che tra di loro vi fosse un conflitto di vedute.Oggi che l’inchiesta rischia di travolgere come un macigno Umberto bossi e il suo seguito denominato folcloristicamente CERCHIO MAGICO, Maroni alza il tiro e chiede le immediate dimissioni di Belsito, criticando quanti in passato non gli diedero ascolto allorché avanzò la stessa richiesta lasciando a intendere che l’azione di Belsito non era limpida da tempo.Perché all’epoca, tra i dirigenti leghisti, vi fu chi si frappose alla volontà di Maroni?A chi conveniva che Belsito restasse al proprio posto nonostante l’opacità del suo operato?