LA VOCE DI KAYFA

IL TERREMOTO HA CANCELLATO LA LEGGENDA DELLA "ROSSA" 'EMILIA


 La strage di operai conseguente ai crolli dei capannoni aziendali a seguito dei terremoti del 20 e del 29 maggio che hanno scosso l'Emilia alimenta un'amara domanda: com'è possibile che in una terra dallo storico passato partigiano, da sempre ritenuta patria del lavoro - prima contadino poi industriale -, tanto da meritarsi l'appellativo di regione tra le più “rosse” d'Italia, dando spunto alla fantasia di Guareschi di creare le storie di Peppone, il sindaco comunista, e don Camillo, il parroco democristiano per eccellenza – non si siano prese le dovute precauzioni per tutelare gli operai costruendo strutture con criteri antisismici?Nonostante fosse vero che quelle zone solo dal 2003 sono state catalogate a rischio sismico, e dunque tutte le costruzioni edificate da allora in poi dovevano essere strutturate in base ai criteri antisismici - seppure fosse vero che i capannoni crollati erano antecedenti a quella data -, non si capisce perché non si sia imposto agli imprenditori proprietari di vecchie aziende di adeguare alle nuove normative l'edilizia delle proprie fabbriche, compiendo in seguito opportuni sopralluoghi per verificare che ciò fosse stato effettivamente fatto (se invece lo si è fatto, si identifichino e si puniscano coloro che garantirono la stabilità antisismica delle vecchie strutture perché i fatti hanno dimostrato che non lo erano affatto...). Né si comprende perché, appena 9 giorni dopo il primo sisma, si sia consentito che le aziende riaprissero senza fare opportuni accertamenti di staticità dei fabbricati (se invece anche in questo caso i controlli sono stati effettuati, si incriminino coloro che hanno garantito l'agibilità dei capannoni poi crollati!)Mentre i quattro operai morti sotto le macerie durante il terremoto del 20 potrebbero ritenersi vittime della fatalità, altrettanto non può certo dirsi per quelli deceduti a seguito della scossa del 29.Se a questa certezza aggiungiamo le denunce di più operai che in molte aziende, dopo il primo evento sismico, i titolari avrebbero minacciato chiusure e licenziamenti se i lavoratori non avessero ripreso subito a lavoro, stupisce che in una terra tanto orgogliosa del proprio storico passato partigiano e della propria forza lavoro vi fosse chi, unicamente a tutela del proprio profitto, abbia messo a repentaglio decine e decine di vite umane, soprattutto emigranti dal sud e extracomunitari.Se così fosse, il terremoto avrebbe cancellato la leggenda della “rossa Emilia”!