LA VOCE DI KAYFA

VATTI A FIDà! (un'esperienza personale)


 Agli inizi di maggio dello scorso anno, a pochi giorni dalle elezioni amministrative 2011 che avrebbero dovuto ridare a Pozzuoli un sindaco dopo un anno e mezzo di commissariamento, ricevetti la telefonata di colui col quale per anni avevo collaborato attivamente alla stesura di una rivista storico/culturale dei campi flegrei.Il nostro rapporto, più che professionale, poteva considerarsi un'amicizia tra due persone di generazioni diverse – lui ha quasi settant'anni io poco meno di cinquanta – accomunate dalla passione della scrittura, della ricerca e della divulgazione giornalistica. Inoltre coltivavamo, e tuttora coltiviamo, amicizie comuni che cementavano ulteriormente il nostro legame. Essendo la pubblicazione della rivista vincolata a molteplici aspetti, in primis quello economico e politico, difficilmente riuscivamo a rispettarne la scadenza semestrale, per cui l'uscita dei numeri avveniva anche a distanza di mesi o di un anno rispetto a quella prevista.Ciò nonostante, ogni qualvolta che il volume era pronto lo si presentava in una sede prestigiosa dei campi flegrei. Alla serata partecipava un nutrito pubblico qualificato di professori e studiosi che ripagava i nostri sforzi.Dall'uscita dell'ultimo numero cui collaborai anch'io alla data delle amministrative del 2011 trascorsero quasi due anni senza che avessi più alcuna notizia di chi consideravo un amico e per il quale più volte mi ero impegnato a fare da fattorino andando avanti indietro con l'auto tra Pozzuoli e Napoli a mie spese per raccogliere gli articoli da pubblicare affinché dare vita a un nuovo numero della rivista; sorretto dall'entusiasmo e dalla consapevolezza di fare qualcosa di buono per il rilancio della cultura in una zona dove, paradossalmente, malgrado l'indiscusso valore storico e l'enormità di resti che ne attestano il glorioso passato, si ha la sensazione che pochi conoscano l'alto significato della parola cultura iniziando dai politici locali.Il mio impegno suscitava la sua ammirazione tanto che, più volte, mi manifestava la speranza di riuscire un giorno a trovare un editore serio che consentisse la regolare pubblicazione della rivista consentendogli di risarcire economicamente, seppure con una sciocchezza, chi come si faceva in quattro perché la rivista non morisse. All'improvviso, senza un perché, quella persona sparì del tutto. Di lui non seppi più nulla fino a quando non mi decisi a chiamarlo mesi dopo per sapere come stava: dato che aveva problemi di saluti temetti che il suo silenzio fosse conseguenza di un serio fastidio fisico.Mi rispose che stava bene, che era impegnato sia professionalmente che politicamente, che stavano maturando cose interessanti per il giornale e che quanto prima si sarebbe fatto risentire. Da allora non lo sentì più. E quando mesi dopo ci incrociammo giù Pozzuoli (io ero in compagnia di mio figlio Lorenzo, lui di un amico), nonostante i nostri sguardi si incontrarono, voltò la faccia proseguendo come se nulla fosse fingendo di non avermi visto. Conoscendo il rapporto che c'era tra di noi, Lorenzo, avendo assistito alla scena, disse “Papà hai visto chi c'era?... Perché ha fatto finta di non vederti?”Imbarazzato risposi “forse non mi ha riconosciuto!”Lui mi guardò stupito, “Papà ma se vi siete sfiorati spalla e spalla...”Fu quella l'ultima volta che ebbi sue “notizie”. Dopo circa un anno, a pochi giorni dalle elezioni – mio padre era finito da una settimana – quella stessa persona mi chiamò: pensai avesse saputo di papà e volesse farmi le condoglianze. Come se nulla fosse mi palesò che a breve la rivista avrebbe ripreso la pubblicazione con un editore serio, quindi mi chiese per chi avessi intenzione di votare. Non ci vidi più, garbatamente ma deciso gli dissi che non era mia intenzione svelare le mie intenzioni elettorali e che tanto meno non avevo bisogno di eventuali indicazioni.Restò interdetto dal tono perentorio con cui mi rivolsi a lui. Disse che si sarebbe fatto risentire non appena la rivista sarebbe ripartita. Da allora di lui non seppi più nulla, ma ieri in edicola ho visto il primo numero della nuova rivista alla quale, a suo dire, avrei dovuto collaborare anch'io.È cambiato solo il nome della testa ma la direzione, la redazione e lo staff scientifico sono gli stessi della precedente con cui ho collaborato per anni smazzandomi come un matto senza ricevere mai nulla in cambio se non parole di elogio e di stima per l'impegno che profondevo e per la qualità dei lavori che presentavo!