LA VOCE DI KAYFA

MACCHé GRILLO E RENZI, IL PD È VITTIMA DELLA PROPRIA AMBIGUITà


 La strizza che sta cogliendo il gruppo dirigente del PD al solo pensiero che Matteo Renzi, sindaco di Firenze, decidesse davvero di partecipare alle primarie col rischio di vincerle, sbaragliando i giochi di partito, e probabilmente non solo quelli, che prevedono la candidatura a Premier per le politiche del 2013 del Segretario Bersani, ha qualcosa di paradossale.Forse i vertici del PD - già in fibrillazione per i sondaggi che danno il Movimento 5 Stelle di Grillo tra il 14 e 18% di preferenze, e dunque impegnati nell'affannoso tentativo di arginare, magari delegittimandolo con ogni mezzo, il comico genovese - ora si trovano tra le mani una patata ancora più bollente da gestire che rischia di far saltare i piani di Bersani & c. per le prossime elezioni.Dalle algide dichiarazioni dei vertici del PD nei confronti di Renzi traspare un nervosismo evidente, indice che la vecchia nomenclatura del partito, quella reduce del PCI per intenderci, solo a parole è pronta a sostenere e a cedere il passo alle nuove generazioni ma poi, al momento dei fatti, non ne vuole proprio sapere di farsi da parte, avallando il motto andreottiano secondo cui IL POTERE LOGORA CHI NON CE L'HA!Si ha la sensazione che nessuno nel PD, anziché preoccuparsi di fasciarsi la testa prima ancora di essersela rotta, abbia il buon senso di chiedersi il motivo per cui Grillo e Renzi sono riusciti a far breccia in una parte dell'elettorato di sinistra sottraendo voti importanti al partito.Né tanto meno qualcuno ha il coraggio di ammettere che, nonostante negli ultimi vent'anni per ben tre volte il centrosinistra ha governato, seppure mai per un'intera legislatura – una con D'Alema, due con Prodi –, benché da più parti si sparasse a zero contro Berlusconi e i suoi governi che varavano leggi a personam per tutelare gli interessi legali e finanziari del cavaliere e delle sue aziende, fregandosene delle vere esigenze del paese, quando si è avuta la possibilità concreta di farlo, non ci si è preoccupati di varare una legge contro il conflitto d'interessi che impedisse all'uomo di Arcore di assurgere al governo del paese e creare il macello sociale e finanziario che oggi stiamo pagando sulla nostra pelle con la rigidità fiscale del governo Monti. Suscitando per questo motivo non poche perplessità nel proprio elettorato così come non poco sconcerto fomentarono le ingiustificate e ripetute assenze in aula di rappresentati del centrosinistra al momento di votare provvedimenti avulsi al governo Berlusconi con la possibilità di farlo cadere, o quanto meno di ridimensionarne la portata numerica e dunque il potere politico, data le numerose assenze tra i banchi di membri della maggioranza. Ancora oggi gli elettori si chiedono il motivo di quelle assenze, supponendo una tacita complicità tra centrosinistra e centrodestra tesa a spartirsi il potere alla faccia degli italiani.E che dire degli scandali Penati e Lusi – quest'ultimo presumibilmente causa della scomparsa dalla scena politica di Francesco Rutelli, forse per volere del PD per evitare ulteriori danni all'immagine del centrosinistra -, che hanno dimostrato come il malcostume della corruzione non si annidi solo a destra...Se poi consideriamo che ai congressi e alle riunioni di partito in prima fila siedono tuttora molte facce che erano presenti anche all'epoca del PCI, inclusa quella dell'ex governatore della Campania Antonio Bassolino corresponsabile secondo i magistrati della prima emergenza rifiuti in Campania tra il 2006 e 2008, c'è da stupirsi se, con tanta ambuiguità, la gente cerchi chiarezze altrove?