LA VOCE DI KAYFA

MARIO MONTI, UN PREMIER IN ALTO MARE


 Che la situazione italiana fosse quanto meno disperata non lo scopriamo certo oggi. È da quando è stato introdotto l'euro che in tanti ci lamentiamo della drastica diminuzione del potere d'acquisto degli stipendi e delle pensioni, dimezzati dall'adeguamento con la nuova moneta rispetto all'indiscriminato raddoppio dei prezzi da parte dei commercianti.All'epoca a nulla servirono le denunce dei singoli cittadini e delle associazioni dei consumatori dell'abuso che si stava perpetrando a danno dei consumatori: qualche sporadico controllo della finanza negli esercizi segnalati ma nulla di più.Mentre la gente stentava ad arrivare a metà mese, i prezzi levitavano paurosamente senza che nessuno si preoccupasse seriamente di arginare un giro vizioso che, alla lunga, ha prodotto il default economico del paese: più diminuisce il potere d'acquisto dei cittadini, meno vendono i commercianti, meno producono le aziende che col tempo sono costrette a chiudere, più aumenta la disoccupazione! È inutile addebitare le cause del tracollo italiano alla crisi mondiale scoppiata nel 2008.La nostra economia ha iniziato a annaspare nel momento in cui la nuova moneta ha sostituito la vecchia lira. Nell'arco di due mesi si è preteso che gli italiani passassero dalla vecchia alla nuova valuta senza imporre per legge che per almeno due o tre anni i prezzi delle merci e delle tariffe venissero proposti ai consumatori in lire e in euro in maniera che si abituassero a prendere confidenza con il nuovo conio. Dall'alto della loro sapienza illustri economisti e professori di economia della Bocconi e di altri insigni istituti, dai salotti televisivi e dalle pagine dei giornali per cui scrivevano editoriali degni di un premio Nobel, distribuivano consigli ai cittadini su come reimpostare la propria vita in relazione all'introduzione della nuova valuta comunitaria, evidenziando, a loro dire, i tanti pregi dell'euro e sussurrando appena i, per loro pochi, difetti tra cui quello imprescindibile di rappresentare l'unico elemento coagulante di uno Stato, l'Europa Unita, formato da nazioni per storia e cultura diverse tra loro.Non ci voleva un genio per capire che una federazione di Stati misti - una sorte di torre di Babele - non potesse reggersi unicamente sull'unità monetaria; che la mancanza di una carta costituzionale che definisse le funzioni dei singoli paesi membri in rapporto agli altri, di un progetto politico comune a tutti, di un governo politico reale, non solo virtuale presieduto dai banchieri, che imponesse ai governi nazionali le proprie decisioni per il bene comune alla lunga avrebbe prodotto la confusione e lo sfascio cui stiamo assistendo.Non stupisce se perfino l'illustre professore in economia Mario Monti, attuale capo del governo italiano, dopo aver dispensato per anni dalla pagine del Corriere della Sera e dalla cattedra bocconiana suggerimenti e insegnamenti apprezzati a livello planetario, oggi vada in tilt, rilasciando dichiarazioni che perfino i suoi Ministri si rifiutano di commentare tipo quella di ieri secondo cui lo statuto dei lavoratori ha prodotto meno posti di lavori, dimostrando di non sapere in che modo portare fuori dal tunnel della crisi il paese.Eppure stiamo parlando di quello stesso Mario Monti che, all'epoca in cui era Commissario dell'Antitrust europea, inflisse alla Microsoft una multa di 497,2 milioni di euro per il monopolio Windows in europa...In quel caso però si trattava di tutelare gli interessi delle aziende europee rispetto al colosso americano, dunque di tutelare gli interessi economici di una lobby, non certo di salvaguardare quelli dei cittadini e salvare un paese dell'unione dall'avida morsa degli altri membri. Sono ormai dieci mesi che Monti e il suo governo di tecnici guidano l'Italia.Dal loro insediamento a fine novembre abbiamo sentito ripetere un'infinità di volte che a breve il governo avrebbe varato un decreto per lo sviluppo economico per rilanciare la produttività industriale per risollevare le sorti economiche del paese e combattere la disoccupazione, soprattutto giovanile, malattia endemica dell'Italia.A oggi di quel decreto nemmeno l'ombra, solo un aumento indiscriminato delle tasse, dell'età pensionabile, la modifica all'articolo 18 dello statuto dei lavoratori che di fatto ha già prodotto due licenziamenti, per il resto solo buone intenzioni, promesse, tante parole a conferma che anche i professori, quando devono passare dalla teoria alla pratica, vale il detto TRA IL DIRE E IL FARE C'È DI MEZZO IL MARE!