LA VOCE DI KAYFA

FINI Dà DEL CORRUTTORE A BERLUSCONI MA ANCHE LUI DIFETTA DI COGNIZIONE


 “Berlusconi è un corruttore, se vuole, mi quereli!”. Così Gianfranco Fini ieri sera a OTTO E MEZZO, commentando la comparsa della lettera in cui Lavitola reclama al cavaliere 500 mila euro per i servigi resi riguardo l'operazione Casa di Montecarlo (un appartamento inerente il lascito ereditario della signora Colleoni a Allenza Nazionale all'epoca che Fini ne era segretario, e che in seguito si scoprì essere nelle disponibilità di Giancarlo Tulliani cognato del Presidente della Camera), e di essersi adoperato per fare cadere il secondo governo Prodi “comprando” dei parlamentari della maggioranza, tra cui il senatore De Gregorio dell'IDV, affinché passassero all'opposizione berlusconiana.Com'era prevedibile, Berlusconi ha dato mandato ai suoi legali di querelare Fini.E fin qui tutto rientra nella normalità, verrebbe da dire.La cosa che stupisce, e non poco, ascoltando il Presidente della Camera parlare in termini pochi lusinghieri di colui che dal 1994 al 2010 è stato suo stretto alleato politico (fino al famoso scontro nell'aprile del 2010 durante la direzione nazionale del PDL che segnò la rottura tra i due) è che non si fosse accorto, in tutti questi anni che è stato a braccetto col cavaliere, di che pasta fosse fatto l'uomo di Arcore, tanto che  sorge istintivo chiedersi se Fini non avesse il prosciutto sugli occhi...E qui ritorniamo sempre alla solita tiritera: Scajola che non sapeva che qualcuno gli avesse pagato per metà la casa con vista sul Colosseo; Bossi non sapeva che i lavori nella sua villa furono pagati con i soldi del partito; Rutelli non sapeva che il tesoriere del suo partito, all'epoca in cui La Margherita esisteva ancora, si appropriò di 25 milioni di euro per uso personale; Renata Polverini non sapeva del marcio che si annidava nella Regione Lazio e chissà quanti altri casi di inconsapevoli, sia a destra che a sinistra, esisteranno nel mondo politico italiano.Ad ascoltarli, questi signori vittime del sistema o della troppa fiducia che ripongono nel prossimo, si ha la netta sensazione che il potere abbia la capacità di ledere le facoltà cognitive di chi vi assurge, privandolo delle capacità di circospezione e del necessario senso critico per valutare come si conviene le persone che lo circondano.Ma, si sa, per il bene del paese, certi rischi si devono correre!