LA VOCE DI KAYFA

NICOLE MINETTI E IL SENSO DELLA POLITICA


 Secondo Nicole Minetti, consigliere regionale PDL della Lombardia, “non è vero che bisogna essere particolarmente preparati per fare politica”.Probabilmente questa sua convinzione deriva dal fatto che, rappresentando la politica la società, essendo quest'ultima caratterizzata da un'infinità di sfaccettature non soltanto positive ma anche di basso spessore intellettuale e morale che spesso sfociano nella criminalità, non c'è nulla di male se a essa vi si dedichino anche persone che non abbiano particolari conoscenze o capacità basta che siano sostenute da forte passione e tanta buona volontà.Già in questo senso la considerazione della consigliera sarebbe opinabilissima in quanto, come qualcuno ha giustamente osservato in questi giorni, non ha senso trincerarsi dietro il falso paravento che la politica deve rappresentare la società per giustificare la presenza nelle liste politiche locali e nazionali di personaggi ambigui in quanto, così facendo, si rischia di dare agio alla formazione del partito dei ladri, dei borseggiatori, dei pedofili e quant'altro i quali, per quanto rappresentano categorie poco edificanti della società, comunque, dispiace dirlo, anche loro sono un aspetto della società e dunque, secondo questa tesi, a loro volta avrebbero diritto di avere dei propri rappresentanti politici in Parlamento.Senza voler estremizzare, per vanificare la considerazione della signora Minetti basterebbe ricordare che in Italia esiste una facoltà di SCIENZE POLITICHE a significare che la politica poggia prima di tutto sulle facoltà cognitive e conoscitive degli individui; dove le passioni e le buone intenzioni trovano il tempo che trovano se non sono supportate da un forte bagaglio culturale.Tutti sanno che le persone non adeguatamente preparate in un'attività sono alla mercé di quanti vi eccellono e sono la rovina di coloro che vi si rivolgono per usufruirne le prestazioni. Dando per scontato che la politica è qualcosa di maledettamente serio, si presume che chi vi si avvicini debba possedere delle capacità e delle conoscenze superiori alla norma dovendo tutelare gli interessi della società per renderla migliore.Purtroppo gli scandali di queste settimane che vedono coinvolti a vario titolo politici di tutti gli schieramenti, unitamente a una maggioranza parlamentare che all'epoca, senza remore, votò compatta alla Camera che davvero il proprio leader nonché Presidente del Consiglio, pensava che la sbandata che era solito ospitare nelle proprie ville fosse la nipote di Mubarak, testimoniano quanto basso sia oggi il livello di molti politi italiani per quali fare politica non è inteso come servizio per la comunità ma strumento per arricchire se stessi e i propri fidi sulle spalle dei cittadini.Partendo da questi episodi mortificanti per una Stato di diritto, non sarebbe il caso se i candidati politici venissero scelti per meriti di studio e professionali, come accade in altre parti del mondo, e non solo per il livello di passione e buona volontà che anima la loro scelta di fare politica o addirittura per l'avvenenza del proprio aspetto?Perché per partecipare a un concorso nella pubblica amministrazione ai candidati viene richiesto il possesso di determinati titoli di studio unitamente a una fedina penale intonsa senza i quali gli è preclusa la partecipazione mentre per fare politica, almeno in Italia, conta sempre di più avere un nutrito conto in banca e un forte ascendente sull'opinione pubblica, fa niente se la fedina penale o la morigeratezza dei soggetti lasciano alquanto a desiderare? Un motivo dovrà pur esserci se Plutarco scrisse CONSIGLI AI POLITICI!?