LA VOCE DI KAYFA

A POZZUOLI L'ARCHEOLOGIA AGONIZZA


 Mi stupisce l'entusiasmo con cui è stata accolta l'ennesima, importante scoperta effettuata nell'area archeologica del Rione Terra di Pozzuoli. Mi stupisce sia perché avvenuta in contesti urbani e storici straricchi di rilevanti testimonianze archeologiche del glorioso passato imperiale di queste terre, dove basta mettere mano alla pala e iniziare a scavare per riportare alla luce reperti di ogni genere; sia perché tutti questi tesori di inestimabile valore, che in qualunque altra città del mondo verrebbero adeguatamente valorizzati dalle autorità locali e nazionali per dare lavoro e ricchezza al territorio e ai suoi abitanti, nell'area dei Campi Flegrei, in particolare a Pozzuoli, sono tragicamente abbandonati a se stessi nemmeno fossero comuni pietre utili agli animali per i loro bisogni e agli uomini per poggiarvi le terga per riposarsi.È senz'altro vero, come ripetono a gran voce le autorità comunali, in questi giorni nell'occhio del ciclone per la chiusura dell'anfiteatro Flavio causa la mancanza di personale di vigilanza, che la responsabilità è della Soprintendenza ai Beni Culturali. Ma è altresì vero che l'anfiteatro non è l'unica attrattiva archeologica che sorge sul territorio a essere chiusa o abbandonata. Basti pensare agli scavi archeologici del Rione Terra chiusi al pubblico da una vita per mancanza di fondi o a quelli sottostanti il Ponte Azzurro, sempre più inghiottiti dalla vegetazione nemmeno si trovassero nella foresta amazzonica.La Soprintendenza ha sicuramente le sue responsabilità. Ma le autorità comunali, anziché alzare le braccia in segno di resa dichiarandosi incompetenti in quest'assurda vicenda, potrebbero rimboccarsi fattivamente le maniche e cercare di fare qualcosa di concreto per recuperare il patrimonio archeologico della città allo scopo di attirare i turisti anziché allontanarli. Non si vive di solo waterfront!