LA VOCE DI KAYFA

MARATONINA DELLA MELA ANNURCA: QUANDO CORRERE È POESIA


  Correre sulle medie e lunghe distanze per le vie cittadine non è soltanto un gesto atletico da praticarsi con costanza per tenersi in forma e divertirsi con gli amici, ma è anche un valido strumento di conoscenza turistica in quanto, pur essendo concentrati nello sforzo fisico, se si ha la fortuna di correre immersi in un paesaggio suggestivo, inevitabilmente si resta rapiti dalla bellezza dello scenario che, come un film, lentamente si svela allo sguardo rivelando le meraviglie del luogo.In tal senso, sicuramente uno degli scenari più suggestivi  in cui un runner ha la fortuna di gareggiare è quello offerto dalla Maratonina della Mela Annurca che si svolge l'ultima domenica di ottobre a Valle di Maddaloni in provincia di Caserta.Per quanto relativamente breve – 12 km –, il percorso di gara offre ai partecipanti l'opportunità di uno scenario unico nel suo genere tant'è immerso nella natura; culminante a livello emotivo nell'attraversamento dei Ponti della Valle, l'acquedotto costruito 250 anni fa da Luigi Vanvitelli per portare l'acqua alla Reggia di Caserta e alla sua cascata, dopo un tratto iniziale particolarmente duro con una salita di circa un chilometro e una pendenza tale da stroncare le gambe se non si è ben allenati, costringendo gli atleti a camminare portando le ginocchia quasi al mento. La traumatica ripidità dello strappo in salita, se agonisticamente effettua una dura selezione, praticamente essa conduce gli atleti in un bellissimo viale sterrato, lungo quasi 5 km, immerso in un fitto castagneto dove i raggi del sole faticano a penetrare la rigogliosa vegetazione; declinante verso valle, convergendo sul versante est del ponte dove, una volta giunti, lo si attraversa correndo sul pavè di epoca borbonica in uno stretto corridoio di tufo largo poco più di un metro da cui si ammira un panorama mozzafiato.
Quest'anno la suggestività dello scenario è stata acuita dalla genialità degli organizzatori che all'ingresso dell'acquedotto accoglievano gli atleti con l'inno di Mameli, diffuso ininterrottamente a tutto volume dagli altoparlanti, e da un'infinità di bandierine tricolori sistemate su ambo i lati del ponte (credo che perfino il più estremo degli antinazionalisti, correndo in quel contesto, abbia faticato a trattenere l'emozione e a non sentirsi per un istante orgogliosamente italiano, malgrado di questi tempi sia sempre più difficile esserlo...).
Terminato l'attraversamento dell'acquedotto, con le ali ai piedi frutto dell'overdose di adrenalina suscitata dall'emozione vissuta sul ponte, a tutta velocità ci si lancia lungo la discesa che immette sul vialone principale per tornare al paese di Valle di Maddaloni dove è posizionato l'arrivo
e dove la fanfara dei bersaglieri accoglie gli atleti suonando una marcia trionafle dopo averli salutati alla partenza intonando quella famosissima del corpo dal cappello pluripiumato.
Inevitabile, una volta tagliato il traguardo, dare uno sguardo al cronometro al polso per valutare dal tempo impiegato se si è stati in linea con le proprie capacità: se si è migliorati o ci si è lasciati tradire dall'emozione di gara (per un runner un secondo in meno o in più rispetto a quanto preventivato sulla tabella di marcia significa tanto).
Alla fine, dopo aver consegnato il chip e ritirato il pacco gara, mentre con gli amici ci si avvia all'auto per cambiarsi, addentando una mela annurca, non si può fare a meno di ripensare, commentando con loro, alla suggestività del panorama che si è ammirato mentre si correva.Quell'abbraccio di emozioni comuni, in cui la fatica e il dolore si trasmutano in uno splendido sogno senza tempo, dove ogni respiro è un battito d'ali nel vento, induce a pensare che correre prima di tutto è poesia!