LA VOCE DI KAYFA

UN INSEGNAMENTO DI VITA


Ieri mattina, mentre correvo sul lungomare della mia città, in lontananza ho intravisto un podista venirmi incontro. La cosa non sarebbe tanto soprendente, in quanto a quell'ora siamo già in tanti a correre. Tuttavia, man mano che ci avvicinavamo l'uno all'altro, osservando l'atletica figura delinearsi sempre di più al mio sguardo, mi sembrava di notare un'anomalia. La conferma al mio dubbio l'ho avuta quando ci siamo incrociati spalla a spalla: l'uomo aveva il braccio destro monco giusto all'altezza della piegatura del gomito. Per nulla intimorito del proprio handicap, con disinvoltura indossava una maglietta a mezze maniche che evindenziava la precarietà dell'arto; correndo a testa alta, con buon passo, salutando simpaticamente chiunque incrociasse, compreso me. L'immagine di quell'uomo ha riempito i miei pensieri per tutta la giornata, inducendomi più di una riflessione in merito a come basti poco per essere felici nella vita, malgrado le infinite disgrazie che ci possono capitare. Mentre sedevo dietro la scrivania del mio ufficetto, nel reparto spedizione dell'azienda presso cui lavoro, volgendo con discrezione lo sguardo sui miei colleghi, (i quali, ogniqualvolta si affrontano argomenti legati agli acciacchi relativi all'incedere dell'età, si lamentano del sovrappeso del proprio corpo, testimoniato dalla bilancia, e dal poco tempo che hanno a disposizione per fronteggiarlo. Chiedendomi ripetutamente come faccia a svegliarmi all'alba per andare a correre, tenendo rigidamente sotto controllo l'aspetto del mio fisico a quarantudue anni suonati), ripensando all'uomo dal bracco monco e alla sua evidente voglia di vivere, in contrapposizione alla menomazione di cui era vittima, mi sarebbe piaciuto parlare loro di lui. Alla fine ho desistito. Per esperienza, ho imparato che la gente è sempre pronta a lamentarsi, ma quando qualcuno si azzarda a portarle degli esempi lampanti per dimostrarle che si sbaglia; che nella vita basta un minimo di volontà, di sacrificio e di impegno per trovare il tempo e il modo di fare ciò che davvero si desdera, ecco che prontamente ripone i buoni proprositi,  diventando aggressiva e volgare. Mi sarebbe piaciuto parlare loro della disinvoltura con cui l'uomo mostrava al mondo la propria menomazione, della serenità dipinta sul suo viso, della sua corsa leggere sintomo della spensieratezza che albergava nel suo animo. Mi sarebbe piaciuto dire loro che se davvero si vuole fare qualcosa nella vita, non ci sono vincoli che tengono! Alla fine ho desistito perché, in fondo, a loro, come a tante altri, piace solo lamentarsi della propria esistenza, adducendo alla sfortuna le proprie insofferenze, e non alla propria accidia. All'atto in cui gli si fa presente che le belle emozioni difficilmente capitano per caso,  ma bisogna invece avere il coraggio di vivere perché la vita acquisti sapore, scrollano il capo, fanno spallucce e tornano a chiudere violentemente i pacchi quasi che con quel gesto, insieme alla merce, vi richiudessero anche chi si è permesso di contraddirli!