LA VOCE DI KAYFA

SCALFARI SE NE FACCIA UNA RAGIONE, IL POPOLO AFFAMATO SI FIDA DEGLI INESPERTI


 All’indomani del V DAY, la prima manifestazione pubblica dal sapore politico organizzata da Beppe Grillo nel lontano 8 settembre 2007 - in cui si raccolsero oltre 350 mila firme per indire una legge popolare che garantisse un Parlamento pulito (senza inquisiti e condannati), la rielezione per due soli mandati di un parlamentare, la possibilità al cittadino di votare non solo il partito, come previsto dal Porcellum, ma anche il candidato, come chiesto dalla Costituzione, - che riempì, contro ogni più rosea previsione, le piazze di migliaia di persone festanti, Eugenio Scalfari scrisse un articolo su Repubblica paragonando a un'orda di barbari quelle migliaia di persone che avevano risposto all'appello del comico genovese! Quello stesso Scalfari oggi su Repubblica torna a parlare dei grillini, sottolineando l'inesperienza a governare che caratterizzerà gli onorevoli e i senatori eletti nel M5S: “ Di politica quei deputati e senatori ne sanno poco o niente del tutto. Nel Sessantotto lo slogan era "l'immaginazione al potere", oggi si potrebbe dire l'inesperienza al potere. È molto peggio perché l'inesperienza politica non è un pregio. Governare un paese non è certo facile ma è facilissimo sgovernarlo. Berlusconi l'ha sgovernato (non solo per inesperienza); il grillismo lo sgovernerebbe se avesse il potere. Lo stesso argomento è stato usato come deterrente in campagna elettorale dagli avversari di Grillo e dai loro servi mediatici per infondere negli elettori la certezza che per il paese sarebbe una iattura se il M5S vincesse le elezioni o comunque avesse un alto numero di preferenze. Secondo questi signori, incluso Scalfari, solo l'esperienza politica dei candidati, dunque persone con alle spalle una vera e propria “carriera” politica, garantirebbe al paese la governabilità e la soluzione ai propri problemi. Peccato per loro, per Scalfari in particolare, che a smentire queste tracotanti convinzioni ci sono i fatti: venerdì al comizio conclusivo tenuto da Bersani - uno che in politica ci sta da oltre trent'anni e dunque di esperienza ne avrebbe da vendere - a Roma, nel teatro Ambra Jovinelli, è intervenuto Nanni Moretti il quale ha detto “ "Cerchiamo di ritornare ad essere un Paese normale, di mettere al primo posto il lavoro, la legalità e l'etica pubblica. Se dovessimo vincere, questa volta fatela una legge sul conflitto di interessi" Considerato che in circa vent'anni di berlusconismo, il centrosinistra ha governato tre volte - una con D'Alema, due con Prodi, persone di spiccata esperienza politica come auspicato da Scalfari - è evidente che l'esperienza serve a ben poco se ancora oggi c'è chi a sinistra rinfaccia ai propri leader di non aver fatto, quando erano nelle condizioni di poterlo fare, una legge che impedisse a Berlusconi e altri imprenditori di scendere in politica per servirsi della cosa pubblica a scopi personali. Ma c'è di più. Alcuni giorni fa, su Il Fatto Quotidiano, Paolo Floris d'Arcais, né inesperto né uomo di destra, ha pubblicato un articolo dal titolo BERSANI DICHIARI BERLUSCONI INELEGGIBILE in cui si fa presente che una legge sul conflitto di interessi esiste dal 1957: “Sostiene la legge 461 del 1957 all’articolo 10 comma 1, infatti, che non sono eleggibili coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica”. In sede di discussione fu precisato che per “notevole entità economica” si intendeva qualunque concessione che eccedesse in valore quella di una tabaccheria. Anche a un immaginifico (s)mentitore professionale come il Cavaliere putiniano di Arcore risulterà difficile contestare che Canale 5, Rete 4, Italia 1 valgano un po’ di più, nel loro complesso, di un “sale e tabacchi. L’applicazione della legge 461/1957 è affidata in entrambi i rami del Parlamento alla rispettiva Giunta per le elezioni, che delibera a maggioranza. Anziché applicarla, la legge l’ha violata nel 1994 la maggioranza Berlusconi-Bossi-Fini-Casini, ed era un’indecenza prevedibile. Ma l’ha poi violata per due legislature anche la maggioranza dei Prodi, D’Alema, Bertinotti e altri Veltroni, immemore della protesta già avanzata da un comitato promosso da Vittorio Cimiotta (“Giustizia e Libertà”) e formato da Alessandro Galante Garrone, Paolo Sylos Labini, Ettore Gallo, Vito Laterza, Alessandro Pizzorusso, Aldo Visalberghi, Antonio Giolitti e il sottoscritto.” Visti i precedenti in cui ci hanno portato gli esperti della politica tanti cari a Scalfari – è grazie a loro se negli ultimi diciannove anni l'Italia è stata governata per ben cinque volte da un imprenditore mediatico che avrebbe svenduto il paese alle mafie e alla corruzione, portandolo sul baratro del dissesto finanziario - l'autorevole giornalista ha il coraggio di auspicare che la gente continui ad affidarsi agli esperti? L'uomo comune ragiona in questi termini: se per anni ho votato persone competenti le quali ci hanno portato allo sfascio e alla fame, meglio che mi affidi a un inesperto che appartiene alla “gente normale” come me e dunque sa bene quali sono i miei problemi e sa cosa fare per risolverli. Se oggi milioni di italiani affidano le proprie speranze a Grillo è perché i cosiddetti esperti si sono mostrati incapaci o disonesti. Scalfari se ne faccia una ragione!