LA VOCE DI KAYFA

NAPOLITANO COMPIE UN GESTO ANTICOSTITUZIONALE?


 Dopo averlo indotto a dimettersi per palese incapacità a governare, a poco più di un mese dalla scadenza del proprio mandato da Presidente della Repubblica, seppure velatamente, Giorgio Napolitano si schiera dalla parte di Berlusconi contro la magistratura politicizzata, invitando i magistrati a non accanirsi sul cavaliere permettendogli di partecipare alla vita politica del paese in un momento così delicato. Al semplice cittadino la presa di posizione a favore del leader centrodestra del Presidente Napolitano – il quale, bisogna dirlo, aveva stigmatizzato il sit-in dei parlamentari PDL davanti al tribunale di Milano per protestare contro i giudici che avevano chiesto la visita fiscale per il cavaliere ricoverato all'ospedale San Raffaele per un problema agli occhi con conseguente richiesta da parte della difesa di sospendere il processo Ruby - lascia l'amaro in bocca in quanto la interpreta come un'evidente prevaricazione dell'art 3 della Costituzione che recita testualmente “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, da parte di chi la Costituzione dovrebbe difenderla. Se per i magistrati Berlusconi ha commesso dei reati e, rinviato a giudizio, il tribunale ne riconosce le responsabilità condannandolo, tutto questo non rientra nella prassi normale di un paese civile e democratico? Perché i magistrati sarebbero politiccizzati quando condannano il cavaliere viceversa non lo sono quando lo assolvono? Non è questo modo di ragionare in contrasto con quei principi democratici di cui i leader del PDL si dicono paladini? Se i magistrati inquirenti convocano Berlusconi per chiarirne la posizione riguardo ad un'inchiesta in cui il cavaliere è indagato o risulta parte lesa, e lui non si presenta appellandosi al legittimo impedimento, presentando una memoria scritta, per quanto ciò sia previsto dalla legge, questo reiterato comportamento non alimenta, a ragione, dubbi nell'opinione pubblica sulla reale onestà di Berlusconi? Anziché gridare al complotto dei magistrati comunisti solo perché indagano su di lui, non sarebbe meglio se egli si presentasse dai giudici per rispondere alle loro domande con animo sereno con il sostegno di suoi avvocati principi del foro? Ieri sera a Otto e Mezzo, parlando dell'inchiesta della Procura di Napoli sulla presunta compravendita di parlamentari nel 2006 da parte di Berlusconi per far cadere il governo Prodi, in cui il cavaliere è indagato a Napoli di corruzione e per cui, dopo non essersi presentato dai magistrati per rispondere alle loro domande, è stato chiesto il giudizio immediato, l'onorevole Gelmini ha detto di “non escludere una sommossa popolare se Berlusconi venisse condannato”. Parole che alimentano ulteriormente nell'uomo della strada la sensazione che in Italia la legge non è uguale per tutti, come invece impone la Costituzione. Con la sua presa di posizione pro cavaliere, Napolitano ha accresciuto questo dubbio!