LA VOCE DI KAYFA

ELENA MORALI E LA DELEGITTIMAZIONE DELLA GIUSTIZIA


 Come spesso accade in questo martoriato paese, quelle notizie che meriterebbero particolare attenzione da parte dei media in quanto sintomo di un malessere profondo nella nostra società, passano subito in sordina liquidate come gossip anziché essere analizzate come si conviene per capirne e denunciarne la causa. Una di queste è certamente l'atteggiamento sprezzante tenuto nei confronti dei giudici e dei carabinieri da Elena Morali, ex fidanzata di Renzo Bossi, chiamata a testimoniare al Processo Ruby bis dal pm Antonio Sangermano. Convocata in caserma dai militari perché le fosse notificato l'accompagnamento coatto in tribunale, la Morali reagiva violentemente con parole forti. Ripetendosi poi al palazzo di giustizia in presenza dei giudici tanto da indurre più volte il Presidente a tenere un contegno rispettoso. Nessuno ha considerato l'atteggiamento di sfida della Morali come conseguenza della campagna di delegittimazione contro i giudici del Tribunale dei Milano portata avanti dal PDLperché ritiene giudici di quella procura artefici di un complotto giudiziario verso Berlusconi che in più di un'occasione non ha lesinato parole dure contro la magistratura definendola “cancro”. Se la Morali s'è in quel momento s'è sentita in diritto di sfidare platealmente i carabinieri e i magistrati, probabilmente l'avrà fatto perché in questo paese, pur di salvaguardare gli interessi di qualcuno, da anni uno frange politica non si fa scrupoli di additare agli occhi dell'opinione pubblica come il peggiore dei mali chiunque si permetta di indagare, giudicare e condannare il leader e i politici del proprio schieramento, giungendo a presidiare in segno di protesta il tribunale in cui lo si processa. Del resto, è impossibile dimenticare che quello stesso schieramento, all'epoca in cui era maggioranza parlamentare, votò compatto alla Camera che davvero il proprio leader, nonché capo del governo, pensava che una minorenne marocchina frequentatrice delle sue “feste eleganti” fosse la nipote di Mubarak! Non si può escludere che tale spudoratezza possa aver alimentare in molte persone un senso di disprezzo verso la legge e verso chi è deputato a farla rispettare, spesso rimettendoci la pelle, al punto dall'andare in escandescenza al di là di ogni logica se viene convocato come teste in un processo! Perché una notizia tanto eloquente è subita passata nel dimenticatoio?