LA VOCE DI KAYFA

ATTENTATO A BOSTON: LA MORTE SI COMBATTE CORRENDO


 Credo di non essere stato l'unico runner nell'aver faticato a trattenere le lacrime mentre ieri sera guardavo scorrere in tv le immagini in diretta dell'attentato alla Maratona di Boston. Ad avermi scosso è stato soprattutto scoprire che i due ordigni sono esplosi dopo 4 ore e 10 minuti dalla partenza. Il tempo che mediamente impiega un amatore per coprire i 42 km e 200m del percorso. Ecco perché, dopo tanto tempo trascorso dall'arrivo dei primi, sulle tribune c'era assiepata ancora tutta quella gente. Erano i parenti e gli amici degli atleti che avevano deciso di cimentarsi sulla mitica distanza ambita da chiunque corra per passione. Solo 24 ore prima avevo partecipato alla MareMonti di Sorrento, una mezza maratona. Sul percorso ho incrociato, tra la gente festante che incitava i corridori, tanti bambini salutare elettrizzati il passaggio dei papà, delle mamme, dei nonni. Molte famiglie avevano preso spunto dall'evento agonistico per regalarsi una splendida giornata in costiera. Così come molte famiglie americane, presenti ieri alla più antica maratona del mondo, avevano approfittato dell'evento per concedersi una spensierata giornata. E invece... Chi ha organizzato l'attentato ha voluto colpire il cuore della manifestazione, ossia chi vive lo sport non solo come momento agonistico ma soprattutto come istante di aggregazione da condividere con le persone care e gli amici. Chi ha pianificato l'attentato l'ha fatto col proposito di privare la gente della voglia di vivere. So benissimo che ogni giorno nel mondo centinaia di persone inermi perdono la vita a causa di vili attentanti pianificati nel nome di un dio che non si capisce se ami la vita o la morte; di bombardamenti “chirurgici” che di chirurgico hanno ben poco visto che spesso la mano del “chirurgo” trema e il bisturi incide dove non dovrebbe; di atti folli compiuti da chi nella testa ha l'inferno. Eppure quanto è accaduto ieri a Boston ha messo a dura prova i miei sentimenti perché da runner so benissimo che le vittime erano lì sulle tribune per salutare l'arrivo della vita.Seppure in momenti come questi è difficile non farsi sopraffare dalla paura, non dobbiamo consentire che vinca la strategia del terrore di chi semina morte per privarci della gioia di vivere .Volgere un pensiero alle vittime del vile attentato è doveroso. Così come è doveroso, dopo la riflessione, ritornare a correre su quelle strade per onorare la memoria di chi amava la vita ed era lì per omaggiarla.La morte si combatte correndo!