LA VOCE DI KAYFA

ROMA, 20 APRILE 2013: IN ITALIA SI ESPROPRIA LA DEMOCRAZIA


 Le ultime elezioni hanno disegnato un quadro politico italiano frammentato in tre forze equamente divise da un 25 % di preferenze: PD, PDL, M5S. In virtù di questo risultato equilibrato, a cui si deve la conseguente fase di stallo delineatasi all'indomani del voto, sarebbe stato giusto che nella prima fase dell'elezione del Presidente della Repubblica questi tre schieramenti proponessero ognuno un proprio candidato per il Quirinale. Se nessuno dei tre proposti avesse ottenuto i voti necessari per essere eletto Presidente della Repubblica, allora si sarebbe ricorsi all'estrema ratio e chiesto a Napolitano di dare la propria disponibilità a farsi rieleggere per un secondo mandato, malgrado le sue ripetute riluttanze dovute ragionevolmente all'età avanzata. Poiché i primi due candidati Marini e Prodi - entrambi proposti dal PD ma il primo chiaramente imposto da Berlusconi a Bersani tant'è che ha ottenuto l'unanimità dei voti di PDL e Lega ma non del centrosinistra per cui non ce l'ha fatta - sono stati trombati dai franchi tiratori del PD,  generando un terromoto nel PD cui sono seguite le inevitabili dimissioni di Bersani e di tutto il gruppo dirigente, sarebbe stato logico, dopo la caduta dei primi due candidati, offrire una chance anche a Stefano Rodotà proposto dal M5S. Se anche lui non avesse raggiunto la soglia necessaria per salire al Quirinale, allora sì che si andava da Napolitano implorandolo di ricandidarsi. Diversamente, una volta caduti miseramente i primi due nomi grazie alla totale incapacità del PD di gestire una fase così importante e delicata della nostra storia Repubblicana, PD, PDL e di Lista Civica di Monti, presagendo che Rodotà sarebbe stato eletto perché sul suo nome sarebbero confluiti molti voti del PD - dunque Grillo sarebbe apparso agli occhi degli italiani vincitore sulla politica di vecchio stampo mentre il M5S si sarebbe accreditato come unico vero partito di sinistra esistente in Italia agli occhi degli elettori - se ne sono infischiati di offrire un'opportunità a un partito votato da circa nove milioni di italiani e, dopo essersi messi d'accordo tra di loro, sono corsi a piangere con le braghe in mano da "nonno" Giorgio implorandolo di accettare la riconferma al Colle. Non solo. Al termine della votazione che ha visto prevalere Giorgio Napolitano su Rodotà, il Premier tecnico Mario Monti, intervistato da Alessandra Sardoni de La 7, ha ammonito Enrico Mentana in studio che i media commettevano un grave errore a mostrare le immagini della protesta che si stava svolgendo d'avanti Montecitorio contro l'elezione di Napolitano cui erano presenti non solo sostenitori del M5S ma anche del PD che hanno bruciato e strappato altre tessere, e di Rifondazione Comunista. Da serio e imparziale giornalista qual è, non appena ha ripreso la linea, Mentana si è subito collegato con il piazzale di Montecitorio per mostrare i manifestanti dissentire civilmente. Tecnicamente tutto ciò non sarà un golpe come sostiene Grillo, ma di certo è un esproprio della democrazia avallato da un partito che si fa chiamare democratico ma che di democratico ha solo il nome!