LA VOCE DI KAYFA

BEATA GIOVENTù


 Nell’estate del 1984, durante le vacanza in Corsica con gli amici, ebbi una storia con Janique una ragazza francese. All’epoca i pc erano una rarità; internet e i telefonini pura fantascienza per cui i contatti tra persone lontane erano possibili unicamente attraverso il telefono e le lettere scritte rigorosamente a mano spedite via aerea perché arrivassero prima. Come succede per tutti gli amori estivi, anche noi ci ripromettemmo di scriverci e fino agli inizi di novembre di quell’anno ci inviammo lettere lacrimose e appassionate. Verso la fine del mese mi fu recapitata una sua missiva in cui Janique mi palesava il forte desiderio di rivedermi. Essendomi diplomato da poco, non lavoravo. Tuttavia avendo fatto lavoretti saltuari per garantirmi un minimo di indipendenza economica, ero riuscito a mettere da parte un discreto gruzzoletto che mi consentì di acquistare il biglietto del treno e raggiungerla a Nizza dove viveva per studiare e lavorare condividendo un appartamentino con un’amica. Per una settimana fummo una vera coppia, ma dopo le contingenze della vita (leggi la lotananza e l'impossibilità di comunicare assiduamente) prevalsero sui sentimenti e tra di noi tutto finì. Tuttavia quella storia resterà indimenticabile; ancora oggi, quando ci ripenso, mi suscita sempre una vena di malinconia. A distanza di trent’anni un’esperienza simile la sta vivendo il mio secondogenito: durante una vacanza scolastica, in Belgio ha avuto un flirt con una ragazza di Liegi. Quando al rientro sono andato a prenderlo all’aeroporto di Capodichino, dall’espressione triste del viso ho capito che aveva lasciato un pezzo di cuore al di là della frontiera. Con enfasi mi ha raccontato tutto, dicendo che per i suoi imminenti diciotto anni non vuole alcuna festa ma ritornare a luglio in Belgio per trascorrere insieme a lei una settimana in campeggio in Olanda. In quel momento è stato come se fossi tornato indietro di trent’anni. Senza remore gli ho raccontato della mia avventura giovanile in Corsica e dell’epilogo che seguì a Nizza. Facendogli presente che capivo perfettamente cosa provava, che sapevo che stava male. Ma di essere felice per quei sentimenti che lo tormentavano perché ciò che sta vivendo è un’esperienza irripetibile che dà un senso alla vita formandoti come uomo. Ieri sera, rientrando a casa da lavoro, l’ho trovato tutto agitato che smanettava davanti al computer. “Che succede?” gli ho chiesto. “Non riesco a connettermi su skype!” ha risposto. Con pazienza mi sono avvicinato al pc e gli ho attivato la connessione sul social network affinché potesse chattare con il suo amore vedendosi in webcam. Il sorriso di gioia con cui mi ha ringraziato mentre attivava la connessione mi ha scaldato il cuore. E ancor di più mi ha emozionato vederlo trascorrere l’intera serata a chattare parlando in francese. Stamattina, mentre si preparava per andare a scuola, non ho resistito e gli ho detto, “rispetto a me, tu sei molto fortunato: grazie alle tecnologie moderne puoi vederla e sentirla. Ai miei tempi tutto ciò era impossibile!” Mi ha sorriso strizzando l’occhio ed è sceso!