LA VOCE DI KAYFA

BERLUSCONI CONDANNATO NON IMBARAZZA IL PD?


 La condanna a sette anni di reclusione più l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, inflitta in primo grado a Silvio Berlusconi imputato di prostituzione minorile e concussione nel processo Ruby, non potrà non avere ripercussioni sulla durata del governo Letta. Solo un illuso potrebbe credere che il cavaliere e i suoi “alfieri” non reagiranno con rabbia a quella che ai loro occhi appare una sentenza tesa a far fuori dalla politica il leader del centrodestra anziché una delle tante emesse da un tribunale dopo aver valutato i fatti, ascoltato le ragioni dell'accusa e della difesa e udito i testimoni. Secondo molti analisti la crisi in cui versa l'Italia è iniziata vent'anni fa, guarda caso in corrispondenza della “discesa in campo” di Silvio Berlusconi dopo il terremoto prodotto nella politica italiana da Mani Pulite. In quasi vent'anni il cavaliere ha governato quattro volte per un totale di circa nove anni. In tutto questo tempo, se il suo intento fosse stato davvero quello di agire per il bene del paese, verrebbe istintivo attribuirgli una grossa fetta di responsabilità per il disastroso stato in cui versa il Paese addebitandolo a incapacità sua e dei suoi ministri. Purtroppo le tante, troppe leggi ad personam, così ribattezzate perché tutelavano gli interessi giudiziari e finanziari del cavaliere e delle sue aziende, varate dai governi di centrodestra durante gli anni che Berlusconi ha governato, indurrebbero a ritenere che il cavaliere si sarebbe servito della politica per essere immune dalla giustizia modificando le leggi a suo favore, (la depenalizzazione del falso in bilancio, reato per cui il cavaliere era imputato in più di un processo e che la cancellazione del reato annullò, sarebbe emblematica...). Fa specie che molti opinionisti, ad esempio P. G. Battista sul Corriere di oggi, commentando la sentenza, danno la sensazione di bacchettare i giudici per la severità dimostrata nel giudizio non tenendo conto delle valenze politiche che ne potrebbero derivare negativamente per il Paese, (leggi crisi di governo). Non sarebbe stato più logico, invece di fare la morale ai giudici, rispondere agli attacchi contro la magistratura del PDL per la sentenza emessa facendo presente che i giudici non hanno fatto altro che svolgere il proprio ruolo in maniera insindacabile, malgrado le pressioni e le implicite intimidazioni cui sono stati oggetto da parte di un fronte politico ben distinto che è giunto a definirli “cancro della democrazia” e ad occupare simbolicamente il Tribunale di Milano . Il silenzio del PD, attualmente alleato di governo di Berlusconi, sa di imbarazzo. Come spiegheranno Letta e compagni ai loro elettori, già mortificati per l'insolita alleanza con lo storico “nemico” dopo che i propri leader, all'indomani del voto di fine febbraio da dove non uscì un vincitore ma un pari a tre – PD, PDL, M5S - assicuravano che mai avrebbero governato con il cavaliere, la continuità di un accordo con un partito il cui leader è stato già condannato in secondo grado per frode fiscale a quattro anni più cinque anni di interdizioni dai pubblici uffici nel processo Mediaset? Può un partito come il PD, per quanto garantista si possa dichiarare, che aveva nel proprio programma di governo tra i punti principali la lotta all'evasione, restare al governo con uno schieramento politico guidato da un pluri-imputato accusato di aver evaso il fisco mentre governava o di aver fatto sesso a pagamento con una minorenne in barba all'etica impostagli dalla Costituzione per il ruolo che ricopriva? Anche il PD ritiene che Berlusconi pensava davvero che Ruby fosse la nipote di Mubarak o che è legittimo frodare il fisco quando le tasse sono troppo alte?