LA VOCE DI KAYFA

IL GOVERNO LETTA INCENTIVA L'IGNORANZA


 Se l'Italia fosse un paese normale, ligio ai precetti costituzionali, il piano di lavoro varato dal governo Letta, che prevede l'inserimento nel mondo del lavoro di 200 mila giovani su un tasso di disoccupazione giovanile under 25 del 39%, sarebbe comprensibile, seppure non condivisibile, la discriminante inserita nel testo che esclude dalla tutela chi abbia un diploma di scuola media superiore o professionale. L'ipotetica comprensione di questo paradosso, che sa tanto di anticostituzionalità in quanto a mio avviso infrange il principio di uguaglianza tra i cittadini sancito dall'articolo 3 della Costituzione, deriverebbe dal fatto che in un paese normale i diplomati avrebbero buone chance di trovare un lavoro terminata la scuola e, soprattutto, di elevarsi socialmente rispetto a chi non lo è. Purtroppo non essendo l'Italia un paese normale - mentre l'articolo 1 della Costituzione afferma che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, il 12% di disoccupati in rapporto al totale delle popolazione evidenzia l'incongruenza italiana verso la Carta -, ci si domanda come possa un giovane diplomato avere più possibilità di lavoro e di crescita sociale rispetto a chi non lo è quando il paese sta attraversando una fase di recessione paragonabile a quella del dopoguerra!? Tale condizione, che definire assurda è un eufemismo, non alimenta nei giovani la volontà di non proseguire gli studi, limitandosi alla scuola dell'obbligo che contempla le elementari e le medie? Si ha la sensazione che il governo, con la scusa di aiutare chi sarebbe in condizioni di inferiorità rispetto a chi, decidendo di proseguire gli studi, non lo sarebbe, si voglia lavare le mani dei problemi della stragrande maggioranza dei cittadini. Implicitamente rispondendo alle rimostranze di quei tanti diplomati che faticano a inserirsi nel mondo lavoro, “nessuno ti ha obbligato a proseguire gli studi. Per lo Stato sei tenuto a farlo fino alla terza media. Quindi è giusto che lo Stato si preoccupi di chi abbia limitato gli studi alla scuola dell'obbligo. Chiunque abbia deciso di diplomarsi, lo ha fatto autonomamente, senza l'imposizione della legge, e dunque deve provvedere da sé a trovarsi un lavoro!” Così facendo non si alimenta lo sconforto nei giovani e l'ignoranza tra la popolazione? Ma è anche vero che l'ignoranza dilagante tra la gente è garanzia di potere per chi comanda perché gli ignoranti non si pongono domande. E prendono come oro colato qualunque baggianata gli si propini dai palchi dei comizi elettorali, dai salotti televisivi e dai giornali, convinti che coloro che hanno eletto a rappresentarli in Parlamento davvero si preoccupino di farli stare meglio. Poveri illusi!