Agli elettori del PD non gliene va bene una. Dopo aver perso allibiti e incazzati un'elezione praticamente vinta, assistito stupiti e incazzati al suicidio del partito durante la nomina del Presidente della Repubblica, assorbito sgomenti e sempre più incazzati l'alleanza del proprio partito con “l'odiato” PDL, ora sono costretti a subire passivamente - ma sempre incazzati! - l'ennesima “chicca” di quello che ormai non è più né un partito di sinistra - premesso lo fosse all'origine – né il surrogato di un "partito" visto le tante correnti che quotidianamente nascono all'interno del PD facendolo apparire alla stregua di un puzzle pronto a disgregarsi da un momento all'altro senza possibilità di ricomposizione. La decisione del PD di sospendere per un giorno i lavori del Parlamento, come chiesto dal PDL in segno di protesta contro
la legittima decisione della Corte di Cassazione di emettere il prosimo 30 luglio la sentenza definitiva per il processo Mediaset, in cui Berlusconi è stato condannato in appello a quattro anni di carcere e a cinque di interdizione dai pubblici uffici, per evitarne la prescrizione è l'esempio di quanto quello che si presumeva fosse il partito leader del centrosinistra italiano sia a sua volta succube della volontà del cavaliere. Tanto da alimentare il dubbio, ma sarebbe meglio dire la certezza, che essendo la sopravvivenza dell'uno legata indissolubilmente a quella quella dell'altro, pur di evitare che, uscendo Berlusconi dalla scena politica, il PDL scompaia, determinando automaticamente anche quella del PD, i vertici del partito se ne fregano degli umori della base pensando esclusivamente a salvaguardare la poltrona. Giustificando la prona accondiscendenza a Berlusconi come senso di responsabilità a tutela degli interessi del Paese in un momento di crisi economica così profonda. Poveri elettori del PD, cornuti e mazziati. Ma soprattutto sempre più incazzati! Chissà se alle prossime elezioni voteranno ancora PD?