LA VOCE DI KAYFA

CALDEROLI È L'EMBLEMA DEL DISFACIMENTO ITALIANO


 Non capisco perché tanta indignazione abbia suscitato l'offesa del Senatore Calderoli al Ministro Kyenge paragonato dall'illustre leghista a un orango. Essendo la Lega un partito dichiaratamente xenofobo e antitaliano, che Calderoli offenda un Ministro di colore di quella stessa Repubblica tanto invisa a lui e al suo partito - ma di cui non si fanno scrupoli a incassarne lo stipendio da parlamentare e i rimborsi elettorali - è in assoluta sintonia con lo stile del Senatore, (già in passato distintosi per "eleganti" affermazioni e gesti offensivi tanto da mettere a rischio la sicurezza nazionale e quella dei connazionali all'estero) e del suo partito. L'anomalia sta nel fatto che in Parlamento possa sedere un partito che nutre totale disprezzo per il tricolore, l'inno di Mameli, la Costituzione, il Presidente della Repubblica, l'unità nazionale auspicando la nascita di una macro regione del nord autonoma e indipendente dal resto d'Italia che nel tempo si affermi come nazione a se stante. Fino a che in un paese cosiddetto democratico vi sarà chi, pur di governare e mettere in sicurezza se stesso e le proprie aziende dalla giustizia, non si farà scrupoli ad allearsi con un partito secessionista e razzista per avvallare leggi a lui  favorevoli, giustificando come “semplice battute” frasi contro lo Stato e suoi simboli pronunciate dai propri alleati, che in qualunque altro paese susciterebbero un terremoto istituzionale costringendo alle immediate dimissioni gli autori e mettendo a rischio la maggioranza di governo, tutto potremmo dire dell'Italia tranne che sia un paese libero e democratico. La libertà e la democrazia poggiano innanzitutto sul rispetto delle regole sancite dalla Costituzione. Se c'è chi ritiene la "Carta" l'equivalente della carta igienica, e dunque si sente in diritto di offendere tranquillamente il paese, i suoi simboli e una consistente parte della popolazione, senza che nessuno intervenga energicamente a intimargli di smetterla imponendogli il rispetto delle regole, significa che il paese non è né libero né democratico bensì è un paese anormale. Episodi incresciosi come quello che hanno visto protagonista Calderoli rientrano nella normalità italiana dato che negli ultimi vent'anni molti sono gli avvenimenti che hanno visto la Lega e i suoi alleati del centrodestra gettare fango sullo Stato e sulle istituzioni, in particolare sugli immigrati, i meridionali e la magistratura, senza che nessuno li richiamasse energicamente all'ordine! Quando dai banchi parlamentari o dai palazzi istituzionali si levano timide voci di dissenso contro l'arroganza e la volgarità di chi dello Stato e delle sue leggi se ne frega e non non ha alcun timore di affermarlo pubblicamente ad alta voce servendosene addirittura come slogan in campagna elettorale, perché indignarsi se poi un senatore irrida volgarmente un Ministro della Repubblica per il colore della propria pelle? Facciamocene una ragione, questa è l'Italia, che ci piaccia o no!