LA VOCE DI KAYFA

BERLUSCONI CONDANNATO, LA FALSA ILLUSIONE DELLA LEGGE UGUALE PER TUTTI


 Non si illuda che anche in Italia la legge sia davvero uguale per tutti, chi interpreta in tal senso la conferma in definitivo da parte della Cassazione della condanna a quattro anni di carcere per Silvio Berlusconi imputato per frode fiscale nel processo Mediaset. In nessun altro paese al mondo sarebbe stato possibile a un indagato per frode fiscale o per prostituzione minorile di continuare tranquillamente la propria attività politica senza che fosse costretto a dimettersi - per sua volontà, per pressioni del proprio partito o delle Istituzioni  - al fine di non mettere in discussione la credibilità della politica e dello Stato. In Italia invece è addirittura possibile che un condannato in primo e secondo grado in diversi processi possa tranquillamente svolgere la propria attività politica, trincerandosi dietro il paravento della presunzione di innocenza, fino a quando non si pronuncia la Cassazione. Ieri la Cassazione ha decretato, senza possibilità di ulteriore appello, dunque senza più lo schermo protettivo della presunzione di innocenza, che Berlusconi ha frodato il fisco perfino quando era Presidente del Consiglio e deve dunque andare in carcere! Profittando del suo immenso potere mediatico, ieri sera intorno alle 22 il cavaliere ha diffuso un videomessaggio trasmesso dal TG5 in cui, rivolgendosi a migliaia, forse milioni di italiani, esternava il proprio disappunto per la condanna; ripetendo quello che va dicendo da vent'anni, ossia da quando decise di scendere in politica: non vuole che il paese cada nelle mani dei comunisti, senza però specificare chi siano i comunisti visto che del PD, con cui è alleato al governo, tutto si può dire tranne che sia un partito di sinistra; non vuole vivere in un paese dove la magistratura può mettere in discussione la libertà dei cittadini malgrado la loro specchiata onestà. Omettendo che, non appena è assurto al potere, ha modificato la legge in modo che alcuni reati venissero cancellati tra cui quello di falso in bilancio per il quale rischiava la galera. Al di là di ciò, quello che lascia esterrefatti è che molto probabilmente in nessun altro paese al mondo a un condannato sarebbe possibile fare una sorta di comizio televisivo per giustificarsi agli occhi dell'opinione pubblica con alle spalle le bandiere della propria nazione e dell'Unione Europea come si conviene a un capo di stato o a una qualsiasi carica istituzionale. Se tutto questo in Italia è possibile, lo è perché quello che si presume fosse il partito oppositore del PDL, il PD - ex DS, ex PDS - quando è stato al governo, nulla ha fatto per impedire il conflitto di interessi grande come una casa di Silvio Berlusconi. Anzi si è preoccupato di difenderlo, Violante docet. Né ha cercato di tutelare le istituzioni dalle ingerenze di una classe politica arrogante, avida di potere che non ha mai nascosto il proprio dissenso verso l'opera dei magistrati tesi a smascherare le presunte magagne di molti politici, la loro collusione con le organizzazioni criminali, sia che fossero di destra, di sinistra o di centro. Se tutto ciò è possibile, lo si deve al fatto che, nonostante la sentenza della Cassazione, la legge in Italia non è uguale per tutti non solo per "colpa" del PDL ma anche di chi ufficialmente lo avversa da vent'anni, alias PD!