LA VOCE DI KAYFA

12.11.11-18.4.13: L'ITALIA DALLE STELLE ALLE STALLE


 Mi piacerebbe sapere quanti di coloro che il 12 novembre 2011 salirono al Quirinale per festeggiare le dimissioni di Berlusconi, inneggiando a Napolitano come salvatore della Patria, oggi non si pentono di averlo fatto. Non tanto perché delusi da Napolitano bensì dal PD che avrebbe dovuto subentrare al PDL e traghettare fuori dalla crisi il Paese alla guida di Monti con la supervisione concertata tra il Presidente della Repubblica e gli organi dell'UE, e invece dal dopo elezioni fino a oggi ha mostrato e mostra di essere succube del cavaliere. In tanti lo stiamo scrivendo e dicendo da una vita, in un paese normale sarebbe stato impossibile a un politico sotto inchiesta candidarsi alla guida del paese o di continuare fare “semplicemente” politica seppure travolto da scandali, indagato in più inchieste, imputato in più processi, giudicato colpevole, anche se “solo”, in primo grado di giudizio. Così come sarebbe stato impossibile a un imprenditore mediatico candidarsi alla guida del proprio paese senza che nessuno si preoccupasse di varare una legge che regolamentasse il conflitto di interessi per impedirgli di fare politica se prima non si fosse disfatto del proprio impero mediatico per non servirsene da catalizzatore allo scopo di attrarre su di sé le simpatie elettorali di un grande numero di cittadini, penalizzando gli avversari con programmi e articoli in cui senza adeguato contraddittorio li si criticavano o addirittura dileggiavano. Che l'Italia non fosse un paese normale, purtroppo, ce ne convinciamo ogni giorno che passa guardando il modo sfacciato e becero con cui una grossa fetta della politica - la cui funzione dovrebbe essere quella di servire il paese garantendo sicurezza, giustizia e benessere ai cittadini - si serve del proprio potere per arrecare benefici a se stessa, agli amici e agli amici degli amici lasciando che il resto della popolazione vada miseramente a fondo. Quel 12 novembre 2011 in molti pensavano fosse finalmente finita un'epoca. A distanza di quasi due anni da allora, sembra assurdo che il paese possa essere nuovamente in balia di una crisi politica senza precedenti, dove ancora una volta colui che governa il gioco è Berlusconi il quale, seppure condannato in definitiva per frode fiscale, proprio grazie al governo delle larghe intese fortemente voluto da Napolitano, tiene tra le mani le redini del carro sotto lo sguardo sparuto del PD eternamente alla ricerca di un'identità politica, timoroso di perdere capra e cavoli se soltanto si azzardasse a frapporsi alla volontà del cavaliere. Chissà quanti di coloro che il 12 novembre 2011 salirono al Quirinale per festeggiare le dimissioni di Berlusconi, il 18 aprile 2013 erano davanti Montecitorio e bruciavano le tessere del PD per protestare contro la decisione del loro partito di non eleggere Presidente delle Repubblica Rodotà, candidato del M5S, dopo aver bruciato per mano dei franchi tiratori prima quella di Marini e poi quella di Prodi, facendo l'ennesimo favore a Berlusconi!