LA VOCE DI KAYFA

LA GUERRA CIVILE IN ITALIA PER SALVARE BERLUSCONI? MA NON FATEMI RIDERE!


 
Guardando le drammatiche immagini provenienti dall'Egitto dove è in corso la guerra civile con centinaia di vittime in aumento di ora in ora, non posso non ripensare con amara ironia alle parole pronunciate dall'ex coordinatore del PDL Sandro Bondi all'indomani della conferma da parte della Cassazione della condanna a quattro anni di carcere - più la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per un numero di anni che deciderà il tribunale di appello di Milano - per Silvio Berlusconi accusato di frode fiscale nel processo Mediaset. Contestando il verdetto dei giudici, Bondi non si fece scrupoli di paventare il rischio dello scoppio di una guerra civile in Italia se non si fosse intervenuti con tempestività per garantire l'agibilità politica a Berlusconi e nel modificare la legge che regolamenta i rapporti tra politica e giustizia. Magari privando quest'ultima della propria autonomia sancita dalla Costituzione, subordinandola alla politica che in qualunque momento potrebbe farne carne da macello, inficiando con un colpo di “cassino” tutte quelle sentenze a lei sgradite, come è appunto, per quanto riguarda il PDL, la condanna di Berlusconi? Per quanti sforzi faccia con l'immaginazione, mi riesce difficile, se non addirittura impossibile, pensare che in Italia possa accadere quanto sta avvenendo in Egitto. Non tanto perché il popolo italiano fosse costituito in maggioranza da cittadini pavidi. Bensì perché - a dispetto di quanto sostengono i rappresentanti del PDL secondo cui la fuoriuscita dalla scena politica di Berlusconi per motivi giudiziari priverebbe dieci milioni di italiani del loro leader incontrastato - come ha testimoniato il flop degli aerei da turismi noleggiati dal PDL per sfrecciare sulle spiagge italiane in pieno ferragosto tirandosi dietro una coda di venticinque metri inneggiante Forza Italia forza Silvio, gli italiani, almeno quelli che voterebbero centrodestra, non è che hanno tanto a cuore le sorti del cavaliere. Per loro un leader vale l'altro, purché gli tolga l'Imu sulla prima casa, emetta l'ennesimo condono edilizio o fiscale per regolamentare al cospetto della legge quanti l'hanno infranta e gli risolva, magari legalizzandola, qualche altra magagna giudiziaria. Chi soffre per davvero al solo pensiero che il cavaliere sparisca dalla scena politica sono i parlamentari del PDL consapevoli che, essendo sprovvisti del carisma di Berlsconi, per quanti sforzi facessero in campagna elettorale, alle prossime elezioni racimolerebbero un pugno di mosche, non di più. A questo punto a costoro non resta che agitare lo spettro della guerra civile nella speranza di solleticare la sensibilità del Colle affinché si inventi un pretesto per concedere l'agibilità politica al cavaliere, seppure ciò significasse sputare in faccia alla Giustizia e buttare la Costituzione nel cesso. La guerra civile è una cosa maledettamente seria. L'agibilità politica per Berlusconi una boutade tutta italiana per offendere le persone oneste e garantire libertà d'azione a chi è stato giudicato senza appello un delinquente, cose che non avvengono nemmeno in un paese del terzo mondo!