LA VOCE DI KAYFA

PER IL PD È TEMPO DI MOSTRARE GLI ATTRIBUTI


 Il fermento che ha colto il PDL dal momento in cui la Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni di carcere, più l'interdizione dai pubblici uffici, per Silvio Berlusconi, riconoscendolo colpevole di frode fiscale nel processo Mediaset; l'incalzante azione denigratoria degli house organ berlusconiani nei confronti del giudice Esposito Presidente del collegio giudicante che ha sancito senza possibilità di ulteriore appello la natura criminale del leader del centrodestra; le palesi incongruenze dei rappresentanti del PDL verso la legge Severino, che approvarono con orgoglio all'epoca in cui fu varata dal governo Monti, la quale impedisce a chiunque si macchiasse di reati con condanne, anche solo in primo grado, superiori ai due anni di non occupare ruoli istituzionali o decaderne per legge; l'improvvisa ondata di costituzionalisti che alimentano in maniera forbita dubbi sulla costituzionalità della legge Severino, senza però spiegare come mai non l'abbiano fatto prima che la stessa dovesse applicarsi a Berlusconi, lasciando che in alcuni casi venisse attuata senza battere ciglio; tutto ciò alimenta la convinzione che i rappresentanti del centrodestra, in primis Berlusconi, e quanti vi sono politicamente schierati, sanno benissimo che mai come questa volta difficilmente il cavaliere potrà farla franca. Soprattutto perché l'alleato di governo, il PD, non sarà altrettanto autolesionista come lo fu all'epoca in cui prima perse un'elezione praticamente già vinta conducendo una campagna elettorale ridicola, poi  non appoggiò la candidatura di Rodotà alla Presidenza della Repubblica, dopo che per mano di un nutrito gruppo di suoi franchi tiratori furono bocciate quella di Marini e quella di Prodi - mostrandosi in quest'ultimo caso palesemente succube di Berlusconi che non vedeva di buon grado la presenza del professore al Quirinale - e successivamente fece il governo con il cavaliere, scatenando la furia di molti suoi iscritti che non si fecero scrupoli di presidiare lo spiazzale antistante Montecitiorio, bruciando le tessere del partito, o di occuparne le sedi in diversi parti di Italia per protestare contro l'imprevista e sgradita alleanza con il nemico politico per antonomasia. Bisogna infatti presumere che dopo quelle plateali proteste, i vertici del partito, Epifani in testa, non commetteranno un ulteriore “passo falso” schierandosi per l'agibilità politica di Berlusconi – lasciare che contrariamente alla sentenza della Cassazione e a quanto sancisce la legge Severino, continui a sedere in Senato e a fare ufficialmente politica - che significherebbe mortificare la giustizia e la Costituzione la quale sancisce l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla Legge. Il crescente fermento nel centrodestra, la incontenibile rabbia del cavaliere, le acrobatiche ipotesi degli azzeccagarbugli vicini al centrodestra che cercano di dimostrare con arzigogolati ragionamenti l'incostituzionalità della legge Severino lascerebbero presumere che questa volta il PD sarà coerente con quanto va affermando dal momento del giudizio della Cassazione, "le sentenza non vanno discusse, vanno eseguite". Dunque in Senato, la camera di appartenenza di Berlusconi, i senatori del PD in giunta voteranno per la decadenza di Berlusconi dal suo ruolo. Se così fosse, il PD potrebbe non solo recuperare credibilità nei confronti del proprio elettorato che si sentì tradito dall'alleanza con Berlusconi, ma potrebbe anche catalizzare su di sé le simpatie di tanti astenuti e recuperare i voti di molti elettori che alle ultime elezioni gli preferirono Grillo. Il punto è se il PD avrà gli attributi di attenersi alla Legge e alla Costituzione, come traspare dalle giornaliere dichiarazioni dei suoi vertici, oppure alla fine si lascerà ammaliare dai teoremi di incostituzionalità degli azzeccagarbugli berlusconiani salvando il cavaliere dal carcere (?) e dall'interdizione dai pubblici uffici, privando il centrodestra del suo leader carismatico. In quest'ultimo caso però, come ha fatto ben presente Massimo Cacciari in un'intervista a Repubblica, il PD sancirà la propria decadenza. Per una volta il PD avrà il coraggio di mostrare gli attributi, premesso che ce li abbia, imponendo la propria volontà al cavaliere? O lascerà che a farlo per l'ennesima volta sia Berlusconi del quale tutto si può dire tranne che non abbia il pudore di mostrarli, almeno letteralmente parlando?