LA VOCE DI KAYFA

LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI, CHE PIACCIA O NO!


 Sembra sempre più probabile che si riuscirà a trovare una soluzione concordata tra i vari partiti di maggioranza, PDL/PD/Lista Civica di Monti, per impedire la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Adottando “l'escamotage” di lungaggini burocratiche, rinviando la giunta del senato alla Corte Costituzionale la valutazione sulla reale incostituzionalità della Legge Severino - approvata all'unanimità e con enfasi dal governo Monti, con l'avallo di PD e PDL, già attuata in circa quaranta casi, ma poi improvvisamente messa in discussione nel momento in cui deve applicarsi al cavaliere - verranno allungati ii tempi per decidere sulla decadenza di Berlusconi da senatore il quale, nell'attesa della decisione, continuerà a occupare lo scranno senatoriale e potrà candidarsi se si anticipassero le elezioni. Chi temeva che anche in quest'occasione alla fine il PD avrebbe “salvato” Berlusconi - malgrado i reputati proclami di Epifani tesi a negare tale eventualità dichiarando “le sentenze non si discutono, vanno applicate” - sta purtroppo trovando chiari riscontri ai propri sospetti. Se ciò avvenisse è evidente che la politica, in particolare il PD, finirebbe per perdere quel residuo di credibilità che ancora riscuote in una ristretta cerchia d'opinione pubblica. Presumendo che questa eventualità i partiti, primo tra tutti il PD, l'hanno ampiamente messa in conto prendendo in considerazione il “salvataggio” di B., c'è da chiedersi che opinione hanno dei propri elettori, delle loro valutazioni. “Salvare” Berlusconi dalla galera e dall'interdizione dai pubblici uffici - garantendogli un agibilità politica che non sta né in cielo né in terra in nessun paese democratico, dove qualsiasi politico nelle condizioni giudiziarie del cavaliere si sarebbe dimesso o sarebbe stato costretto a dimettersi da tempo – per quanto garantirebbe la durata del governo delle larghe intese voluto da Napolitano, rappresenterebbe agli occhi di milioni di italiani una resa incondizionata delle Istituzioni al ricatto di un pregiudicato. È vero, come si ostinano a ripetere fino alla noia i rappresentanti del PDL dal momento della condanna in definitivo del cavaliere, che impedire a Berlusconi di fare politica significherebbe privare milioni di italiani del proprio referente politico. Ma è altresì vero che nessuno è tanto autolesionista da riconoscersi in un delinquente, a meno che non lo sia a sua volta. Né tanto meno, si presume, un partito sia tanto sfacciato - o sprovveduto, fate voi - da candidare un condannato per frode fiscale, offendendo lo Stato e le istituzioni che lo incarnano. Il rispetto della legalità è alla base della democrazia. Garantire l'agibilità politica a Berlusconi, dispiace dirlo, significa minare questo principio costituzionale. E questo i cittadini lo sanno, anche quelli che votano PDL! Che immagine dà di sé, sia all'interno che all'esterno dei propri confini, uno Stato che in nome delle larghe intese consente a un condannato per frode fiscale di fare politica nonostante costui gli abbia rubato in casa? Quale “azienda” continuerebbe ad affidarsi a un manager dopo che questi l'abbia frodata? Se lo facesse, che immagine darebbe di sé? Agli occhi delle altre aziende non sarebbe né credibile né affidabile! E i suoi dipendenti non si sentirebbero in diritto di frodarla a loro volta visto il clamoroso, impunito, precedente? Un'azienda che lasciasse tranquillamente al proprio posto chi l'ha derubata si scaverebbe la fossa da sola perché darebbe implicitamente il via libera ad altri a loro volta di farlo. Altrettanto uno Stato!