LA VOCE DI KAYFA

È IN ARRIVO L'ENNESIMA VERITà BERLUSCONIANA


 Dunque entro questa sera, presumibilmente prima che la giunta del Senato si riunisca per decretare o meno la decadenza di Berlusconi da senatore, pare che il cavaliere manderà in onda il tanto atteso (ma da chi?) videomessaggio in cui annuncerà la (ri)nascita di Forza Italia e attaccherà la magistratura e il PD senza però sancire la fine del governo Letta di cui è il vero capo in pectore. Giungendo questo nuovo videomessaggio all'indomani della sentenza di Cassazione sul Lodo Mondadori che condanna definitivamente la Fininvest, ergo Berlusconi, a risarcire la Cir di De Benedetti di circa 525 milioni di euro per averla defraudata della Mondadori, è ipotizzabile l'ennesimo attacco a spron battutto del cavaliere alla magistratura in cui denuncerà per l'ennesima volta il complotto di cui sarebbe vittima attuato dalle toghe rosse al fine di farlo giuridicamente fuori dalla politica. Cose che ci sentiamo ripetere ormai da vent'anni tanto che, seppure non guardassimo il videomessaggio di questa sera, (e personalmente non ho alcuna intenzione di farlo), è come se l'avessimo fatto talmente siamo avvezzi, nostro malgrado causa la potenza dei media, al trito e ritrito del cavaliere e dei suoi gonfalonieri allorché i giudici indagano, rinviano a giudizio o condannano il cavaliere. Inoltre la messa in onda, (si spera solo sulle reti Mediaset...), del videomessaggio pone a mio avviso una questione giuridica non di poco conto: risultando Berlusconi un pregiudicato in quanto condannato in definitiva dalla Cassazione per frode fiscale nel processo Mediaset, è normale e legale che un condannato si serva del mezzo televisivo, pur essendone il proprietario, per diffondere un messaggio alla nazione per spiegare la sua verità dei fatti, gettando discredito sulla magistratura; “rischiando” che le sua versione dei fatti e le sue accuse passino come la verità assoluta agli occhi di molti telespettatori ingenui e privi di senso critico i quali, incapaci di distinguere il vero dal falso, identificano nel mezzo televisivo l'unico dispensatore di verità, e dunque prendono come oro colato qualsiasi cosa venga detta attraverso lo schermo? In un qualsiasi altro stato di diritto ciò sarebbe ammissibile?