LA VOCE DI KAYFA

E SE A COMPLOTTARE CONTRO BERLUSCONI NON FOSSERO I MAGISTRATI?


 È divenuta litania noiosa l'evocazione del complotto giudiziario contro Berlusconi ogni qualvolta il cavaliere diviene oggetto di attenzione da parte della magistratura. Sono circa vent'anni, esattamente da quando decise di bere “l'amaro calice” e “scendere in campo” per salvare il paese dai comunisti, che sentiamo gridare i suoi fedelissimi al complotto non appena il cavaliere risulta sotto inchiesta. In vent'anni abbiamo sentito e visto di tutto e di più. Ci hanno perfino raccontato la favola che si fosse iniziato a indagare su di lui da quando decise di darsi alla politica. Mentre è dal 1979 che il cavaliere inizia a essere oggetto di investigazione. Senza considerare le svariate leggi ad personam varate dai suoi governi che lo hanno tutelato dalla giustizia, alimentando nell'immaginario collettivo il dubbio che egli fosse sceso in politico non per il bene del paese ma per il proprio. Sensazione avallata da Fedele Confalonieri, presidente del gruppo Mediaset, che in un'intervista disse testuale “La verità è che se Berlusconi non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia, noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l’accusa di mafia.” Si sbagliava di grosso chi credeva che con la condanna in definitivo per frode fiscale nel processo Mediaset la figura politica di Berlusconi sarebbe stata sminuita come legge impone.Da quando il cavaliere è stato condannato senza possibilità di appello, maggioranza e opposizione, alias PD, stanno dando l'impressione di tentarle tutte per trovare una possibilità di salvezza al condannato; temporeggiando vergognosamente nel deciderne la decadenza da senatore quando la Legge Severino, - approvata all'unanimità da PDL e PD, ma poi contestata dal PDL allorché si deve applicare a Berlusconi - prevede l'immediata decadenza di chi, ricoprendo ruoli istituzionali, è soggetto a condanne superiori ai due anni di reclusione. Ora che Berlusconi è stato rinviato a giudizio insieme al faccendiere Valter Lavitola per la presunta compravendita di sentori dal 2006 al 2008 per far cadere il governo Prodi, ritorna il mantra del complotto giudiziario teso a farlo politicamente fuori. Possibile che nemmeno per un istante al cavaliere e ai suoi "armigeri" passi per la mente che a frequentare certe “compagnie pericolose” si corre, prima o poi, il rischio di scottarsi? A riguardo ci sarebbero delle intercettazioni telefoniche tra Berlusconi e Lavitola che accrediterebbero la tesi che ha indotto i magistrati napoletani a rinviare a giudizio il leader del PDL per corruzione. Se davvero ci fosse un complotto contro il cavaliere, paradossalmente si direbbe che ad ordirlo, più che i magistrati, fossero coloro che, standogli vicino, non fanno nulla perché egli eviti certe frequentazioni che potrebbero recargli problemi tipo Vittorio Mangano, Ruby rubacuori, Noemi Letizia, Patrizia D'Addario, Giampaolo Tarantini, Valter Lavitola.