LA VOCE DI KAYFA

CANCELLIERI, UNA FIDUCIA CHE SA DI SFIDUCIA


 Dire che cadono le braccia al cospetto dell'intransigenza con cui il Premier Letta ha imposto al PD di votare all'unanimità la fiducia al Ministro Cancellieri, rea di aver compiuto una serie di telefonate inopportune alla compagna di Salvatore Ligresti quando lo stesso e i suoi figli erano agli arresti o latitavano, per manifestarle la propria solidarietà e il proprio interessamento per lo stato di salute di Giulia Ligresti, anoressica e detenuta, è un eufemismo. Mentre in qualunque altro paese al mondo un Ministro che si trovasse in una situazione tanto imbarazzante si sarebbe subito dimesso, o sarebbe stato indotto a dimettersi dal suo premier per non ledere la credibilità del governo e delle istituzioni, in Italia le intercettazioni telefoniche non fanno testo. Anzi se ne critica sia l'uso che la diffusione pubblica, additando come “schifosi” i giornali che le pubblicano adempiendo al proprio dovere di informare i cittadini. Mentre si tende ad assolvere i soggetti dell'intercettazione - come è anche il caso del governatore della Puglia, nonché leader di Sel Nichi Vendola che, intercettato al telefono con Girolamo Archinà dell'IlVA, rideva a crepapelle complimentandosi con lui per lo scatto felino con cui aveva strappato di mano il microfono a un giornalista de Il Fatto Quotidiano che in conferenza stampa stava chiedendo conto delle morti per tumore di Taranto a Riva, proprietario dell'ILVA, definendo provocatore il giornalista – perché intercettati a loro insaputa. Ma se uno sapesse di essere intercettato, quanto mai si lascerebbe cogliere in fallo in dichiarazioni scomode o battute equivoche? Le intercettazioni sono uno strumento dell'autorità inquirente per raccogliere prove nei confronti degli indagati e scoprirne eventuali complici, non un mero strumento per il gossip! Seppure nelle intercettazioni della Cancellieri e Vendola non risultino frasi compromettenti che metterebbero in dubbio l'onestà di uno dei due, è altresì vero che un ministro che telefona alla compagna di un bancarottiere per esternarle la propria solidarietà e garantirle il proprio appoggio nell'assistenza sanitaria di una delle due donne arrestate, e un governatore che plaude divertito al modo in cui il suo interlocutore ha stoppato la domanda imbarazzante di un giornalista, assicurandolo sulla propria disponibilità di esaminare accuratamente il problema “essendo l'ILVA una realtà produttiva”, malgrado inquini mortalmente l'aria, sono situazioni che meriterebbero d'essere gestite con il massimo rigore, punendo gli intercettati a loro insaputa per mancanza di buonsenso. Stendervi sopra un pietoso velo di silenzio, imponendo al proprio partito di sostenere la fiducia al ministro, malgrado la metà dei parlamentari del PD sarebbe propensa a sfiduciarlo, è una forzatura che liquida senza appello il senso di democrazia. Palesando vagamente una parvenza di autoritarismo che sa di dittatura. Un po' come avvenne quando la maggioranza di centrodestra votò compatta che davvero Berlusconi pensava che Rubi fosse la nipote di Mubarak e per questo telefonò alla questura di Milano perché la rilasciasse! Mantenere ad ogni costo la Cancellieri al proprio posto per scongiurare i presupposti di una crisi di governo, non rende Letta “succube” dei renziani e di quanti ne volevano le dimissioni?