LA VOCE DI KAYFA

INCONTRO RENZI-BERLUSCONI, SE IL PD PIANGE FI NON DOVREBBE GIOIRE


 Se perfino Eugenio Scalfari, eminenza grigia della sinistra italiana, intervistato ieri a IN MEZZ'ORA da Lucia Annunziata, trova inopportuno l'incontro tra Renzi e Berlusconi avvenuto sabato pomeriggio nella sede del PD a Roma - criticando la dichiarazione rilasciata dal Segretario subito dopo l'incontro in cui dice di essersi trovato “in profonda sintonia con Berlusconi”, in quanto secondo Scalfari, e non solo lui, “non ci si può trovare in sintonia con un pregiudicato che a breve sconterà la pena ai servizi sociali o agli arresti domiciliari” – significa che davvero quell'incontro ha segnato la fine del PD. Del resto non a caso Scalfari aveva poco prima sostenuto “oggi il Pd non esiste più, esiste il partito di Renzi”! Ascoltando le parole del fondatore di Repubblica, c'è da stupirsi che molti militanti del PD, pur turandosi il naso, accettino la decisione del Segretario perché “malgrado ciò faccia schifo, è per il bene del paese”. Se davvero il vertice di sabato porterà benefici al paese, partorendo finalmente una legge elettorale che garantisca stabilità e governabilità all'indomani del voto, sancendo chi avrà vinto e chi perso, lo sapremo solo quando tale legge verrà scritta e applicata. Per ora l'unica certezza è che molti elettori del PD si sentono disorientati dall'agire di Renzi. In molti si chiedono come abbia potuto il sindaco di Firenze durante la campagna elettorale per le primarie scagliarsi contro il cavaliere, garantendo che, una volta eletto Segretario, si sarebbe adoperato per farlo politicamente fuori e poi, una volta nominato, aprirgli addirittura le porte del Nazareno per discutere insieme la modifica della legge elettorale facendolo passare agli occhi dell'opinione pubblica come un padre costituente! Eppure, al di là, delle enormi perplessità che l'agire di Renzi sta suscitando non solo all'interno del PD, se fossi al posto dei rappresentanti e dei sostenitori berlusconiani, nonché una fetta di centristi, invece di gongolare per la riabilitazione politica del cavaliere, mi preoccuperei in quanto, dando per scontato che Renzi fosse consapevole che questo suo modo fare gli avrebbe attirato addosso molte critiche, se è stato “costretto” ad aprire a Berlusconi significa che nel centrodestra italiano, nella fattispecie in FI, non esiste nessun altra figura carismatica con cui dialogare al posto di un pregiudicato. Avendo Berlusconi quasi ottant'anni, premesso non abbia fatto un patto col diavolo, che ne sarà di FI e presumibilmente dell'intero centrodestra italiano, una volta che il cavaliere sarà costretto a gettare la spugna, non per motivi giuridici ma anagrafici? Per quanto Alfano e gli altri centristi si agitino, lanciando anatemi contro l'incontro di sabato temendo che possa partorire una legge che voglia far fuori i piccoli partiti annullandone il potere di veto attualmente concesso loro dal porcellum, è evidente che né Alfano né altri possiedono un ascendente pubblico tale da poter subentrare a Berlusconi come leader dei moderati italiani. Possibile che la loro sete di potere è tale da non fargli intendere che, più che preoccuparsi di come sarà la nuova legge elettorale, sarebbe meglio iniziassero a guardarsi intorno alla ricerca di chi possa un domani subentrare a Berlusconi come leader? C'è il rischio che al ventennio berlusconiano subentri il ventennio renziano. Il che non è detto che a governare per vent'anni sarebbe la sinistra...