LA VOCE DI KAYFA

ANCHE RENZI VUOLE FARE IL BURATTINAIO


 Le fratture all'interno del Pd prodotte dall'azione autonoma del Segretario Matteo Renzi, il quale si muove come se ne fosse il padre/padrone e non il massimo esponente di un aggregato sociale composto da segreteria, presidenza, base con cui dovrebbe concordare l'azione politica del partito invece di definirla arbitrariamente a colpi di tweet, sono l'ulteriore conferma di quanto personalistica sia la visione che il sindaco di Firenze ha del proprio ruolo. Per carità, dopo i danni provocati al partito da chi l'ha preceduto, non solo Bersani, è probabile che questo modo di fare autoritario sia l'unico per ridare credibilità a un soggetto politico che appare ormai sprovvisto di identità politica e di spina dorsale. Tuttavia se non solo all'interno della segreteria del Pd il comportamento del sindaco suscita critiche e perplessità - tanto da aver indotto il neo presidente Cuperlo a dimettersi dopo poco più di un mese dalla sua nomina – ma trova disapprovazione perfino nella base che non ha assolutamente gradito l'apertura del Segretario a Berlusconi, sarebbe forse il caso che Renzi smettesse i panni dell'unto dal Signore e indossasse quelli più umili di politico nel senso etimologico del termine che riconosce a tale soggetto il ruolo di facente funzioni e interessi della polis, ossia del popolo, che lo ha scelto come proprio rappresentate nell'assemblea pubblica mediante un elezione tra più candidati. A riguardo, a chi gli contesta l'autoritarismo nelle scelte Renzi replica sostenendo di essere stato eletto Segretario da tre milioni di elettori alle primarie. Cosa opinabilissima prima di tutto perché tre milioni sono gli elettori complessivi che hanno votato alle primarie mentre Renzi ha avuto “solo” meno di due milioni di preferenze; secondo, di quei tre milioni molti erano sedicenni o extracomunitari in regola con il permesso di soggiorno che molto probabilmente si sono recati al voto più per provarne l'ebbrezza che per scelta politica (qualcuno addirittura sarebbe andato a votare su indicazione di terzi percependone in cambio del denaro...). Visto che a Renzi sta tanto a cuore l'essere stato nominato dal popolo delle primarie, stupisce poi che, pur di modificare la legge elettorale, si sia inchinato alla volontà di Berlusconi il quale era pronto a fare la modifica solo se nella nuova legge si sarebbe continuato a privare i cittadini di scegliere il proprio candidato, votando solo la lista - come avviene tuttora con il porcellum che proprio per questo motivo, ma non solo, è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale. Possibile che Renzi dia valore al voto popolare solo quando concerne la propria elezione a Segretario del Pd, sentendosi pertanto autorizzato a scassare il partito, ma poi è d'accordo affinché nelle elezioni più importanti, quelle politiche, ai cittadini continui a non essere concessa la facoltà di scegliersi il candidato? Sorge il dubbio che per Renzi la figura di Segretario di un partito sia molto più importante di quella di parlamentare in quanto, come un burattinaio, di questi il Segretario ne regge i fili. Dunque meglio se a sedere in Parlamento vi siano “burattini” nominati dalle segretarie, sempre pronti a calarsi le braghe ogni volta che il Segretario parla - disposti perfino a votare che Ruby è la nipote di Mubarak - anziché parlamentari scelti direttamente dal popolo i quali per rispetto del popolo che li ha eletti potrebbero anche votare contro la linea dettata dal partito, che poi è quella imposta dal Segretario, se andasse contro gli interessi di quel popolo che ha riposto in loro la propria fiducia?