LA VOCE DI KAYFA

CONSIDERAZIONI DI UN MUSICISTA SUL FESTIVAL DI SANREMO


Essendo il blog uno spazio aperto a qualunque tipo di discussione, di seguito pubblico con piacere le considerazioni sul festival di Sanremo appena conclusosi del musicista e cantante Nicola Dragotto interprete del teatro/canzone il cui antesignano in Italia fu Giorgio Gaber. Le opinioni di Nicola sicuramente susciteranno un mare di critiche, ma in un paese come il nostro, in cui sembra essersi perso il significato di democrazia, credo sia giusto ascoltare le considerazioni di un adetto ai lavori, dunque persona qualificata per emettere giudizi su un argomento che "tanto" appassiona gli italiani malgrado il calo di audience televisivo faccia presumere il contrario o giù di lì.Per ascoltare Nicola Dragotto cliccare qui e qui-----------------------------------------------------------------------------------------------------------Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un pò... Solo per pochi minuti, raggiungendo il compromesso tra lo spirito di conservazione, il masochismo e la curiosità, in cinque serate luttuose per l'arte con la A maiuscola, mi è capitato di assistere attraverso quella scatola che da cinquanta e passa anni per gli italiani rappresenta il " nuovo focolare domestico", a QUESTO - e specifico "a QUESTO" - festival di Sanremo. Quello che mi ha maggiormente colpito è stata la ventata di freschezza e novità offerta dalla direzione artistica: La Carrà in playback, le Kessler mosse da invisibili fili, Arbore che neanche l'uomo della panchina ai giardini pubblici, Ligabue ( e so di rischiare l'impopolarità ma me ne pò fregà men che n'..., a Liga, i testi da prima liceo, lasciamoli ai ragazzi, almeno quello per il loro futuro ) e cantanti e canzoni di un piattume in perfetta sintonia con lo scenario politico attuale. Una ventata così innovativa e rivoluzionaria da farmi venire in mente quella frase di Gaber sulle due categorie di artisti: quelli che passano alla cassa e quelli che passano alla storia... A pardon dimenticavo... è proprio vero che i vecchi detti non sbagliano mai, come era quello? Ah, si: non c'è due senza tre. A Sanremo c'è stata la terza categoria: quelli che passano alla cassa da morto... Ecco la nuova novità. A proposito... ma chi ha vinto? Chi ha perso ancora una volta lo si sa da sempre: gli italiani. Retorica conclusione degna di questa povera, piccina ITALIA, sottopopolo di naviganti, eroi, poeti e santi...Nicola Dragotto