LA VOCE DI KAYFA

MEGLIO L'INTRANSIGENZA DI GRILLO CHE I PIZZINI DI RENZI A DI MAIO


 L'indignato, unanime clamore con cui i partiti e la stragrande maggioranza dei mass media stanno reagendo all'espulsione dei quattro senatori del M5S - rei di aver criticato l'intransigenza con cui Grillo aveva preso parte alla consultazione con il Premier incaricato Renzi – stigmatizzando la mancanza di democrazia nel M5S - ma tacendo sui pizzini di Renzi al vicepresidente della Camera, il Grillino Luigi Di Maio, in cui il neo Premier cercava di ammorbidire le visioni del M5S nei confronti del proprio governo, dopo averlo pubblicamente deriso in aula, e le algide risposte di Di Maio che alla fine ha resi pubblici quei bigliettini per evitare che qualcuno li strumentalizzasse – sono il sintomo di quanta ipocrisia vige sia nella politica sia nell'informazione italiana. Tutti con l'indice puntato contro quel tiranno di Grillo perché non accetta che nel M5S possa esservi qualcuno in disaccordo con le proprie idee, giungendo ad epurarlo dal movimento se lo facesse, e poi tutti zitti o a emettere un flebile sussurro quando Civati del PD dice che, pur essendo orientato a votare la sfiducia a Renzi, voterà la fiducia per non dover poi abbandonare il PD. Nessuno che abbia interpretato questa pubblica dichiarazione di Civati per quello che realmente è, una tacita ammissione che anche nel PD, se sei contrario alla linea politica imposta dal partito, ne sei fuori. Si può condividere o meno l'espulsione dei quattro senatori del M5S, (personalmente non la condivido), ma bisogna ammettere che essa è l'ennesima manifestazione di coerenza di un movimento politico che, a rischio di attirarsi addosso le critiche stentoree degli avversari e dei giornali e telegiornali di “partito”, suscitando perplessità in una fetta del proprio elettorato effettivo e potenziale, non esita a usare metodi drastici pur di restare in sintonia con quanto va affermando da sempre. È ovvio che in un mondo politico come quello italiano dove non ci si fa scrupoli di scendere a compromessi con un pregiudicato - nonché imputato di corruzione di senatori per far cadere il governo presieduto dal proprio rivale e tornare a votare per prenderne il posto; o da lì si invita il Premier a stare sereno perché non c'è alcuna intenzione di farlo cadere e da lì ci si adopera perché il governi cadi perché rosi dall'ambizione di rivestire il ruolo di Premier, - un movimento politico che cerchi di restare avulso da certi biechi giochi di palazzo e di partito, mostrandosi coerente con le proprie idee in rispetto dei milioni di elettori che lo hanno votato, faccia clamore e, soprattutto, infastidisca. Più comodo colloquiare con Casini che, dopo averne dette di cotte e di crude su Berlusconi negli ultimi due anni, è tornato all'ovile del cavaliere per non rischiare di restare fuori dal Parlamento, anziché confrontarsi faccia a faccia con Grillo che non vuol sentire ragioni di fare “affari”con te perché rappresenti quel mondo marcio che ha portato il paese al collasso, e te lo dice senza remore in diretta streaming. Essendo stati abituati nel corso degli anni a epocali voltafaccia politici giustificati con l'ormai rituale frase “per il bene del paese” - senza che alla fine il paese ne traesse effettivi benefici ma a giovarsene fosse solo chi voltava bandiera - , è normale che l'improvvisa presenza sulla piazza di un movimento politico che non vuol saperne di piegarsi a questo modo di fare dia fastidio. È vero che la coerenza è un lusso – soprattutto in politica -, come sostiene qualcuno. Ma se continuiamo a ragionare in questi modi, è difficile che il paese si riprenda. Non basta rottamare le segreterie di partito, riempendole di giovani, perché l'Italia riparta. Prima di tutto bisogna rottamare il modo di pensare e di fare politica; renderli moralmente coerenti con quanto dichiarato in campagna elettorale tanto da indurre milioni di persone a sceglierti come loro rappresentante politico. Diversamente, pur mettendo al governo una pattuglia di ventenni senza cambiare modo di intendere di fare politica, non si va da nessuna parte.