LA VOCE DI KAYFA

E L'ITALICUM DISINTEGRò IL PD


 Doveva rappresentare il nuovo che avanza. L'avvento di Matteo Renzi alla Segreteria del Pd, e poi alla guida del governo, si sta invece rivelando come l'elemento scatenante la dissoluzione del Partito Democratico. Lo conferma l'approvazione per una manciata di voti alla Camera della nuova legge elettorale la quale, senza la presenza nell'emiciclo dei Ministri, sarebbe stata affossata dal voto contrario di un nutrito numero di franchi tiratori del PD. Infatti, giorno dopo giorno, nel PD aumentano dissidenti contrari alla linea politica tracciata da Renzi, che vedono nel varo della legge così com'è un vero e proprio favore fatto a Berlusconi contrario alle preferenze. In tanti ora trepidano per quel che avverrà al Senato dove il governo ha una maggioranza risicata e quindi alto è il rischio di una bocciatura. Anche perché, mentre alla Camera il voto era segreto, al Senato sarà palese per cui bisognerà vedere se quei senatori del PD contrari alla legge avranno il coraggio di porsi apertamente contro il volere del Segretario del  partito nonché Presidente del Consiglio dei Ministri. Nell'attesa di sciogliere questo nodo, una cosa è sicura, checché ne dicano Renzi e i suoi fedelissimi, il PD è un partito palesemente spaccato, che forse non esiste più, dove la linea politica imposta dal Segretario trova sempre maggiori avversari interni pronti a bocciarla senza temere di far cadere il governo. Con questi “auspici” riuscirà Renzi a tirare a campare fino al 2018 come sostiene con assoluta certezza? Chissà cosa pensa di tutto ciò il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, artefice delle larghe intese. E intanto Grillo se ne sta seduto placidamente sulla riva del fiume in attesa che passi il “cadavere” di Renzi, politicamente parlando, per puntare ancora più su...