LA VOCE DI KAYFA

MALASANITà FIGLIA DELLE RACCOMANDAZIONI?


 Si susseguono a ritmo impressionante casi di malasanità in cui persone sottoposte a banali interventi chirurgici perdono la vita in sala operatoria.Seppure ufficialmente nessuno è in grado di spiegare il motivo di questa preoccupante, crescente casistica, forte è il dubbio che essa possa essere conseguenza di un sistema universitario dove agli esami, sia di ammissione che di sessione annuale, si pone un occhio di riguardo ai raccomandati - per lo più figli di colleghi o di illustri professionisti – trascurando quanti invece, pur non avendo nessuno alle spalle, sanno davvero le cose e sanno  applicarle. In un sistema universitario rigorosamente a numero chiuso quale Medicina, dove già per superare i test di ammissione si vocifera di forti e importanti “pressioni” esterne affinché un certo studente vada “comunque” avanti rispetto agli altri, malgrado il suo curriculum studentesco degli anni liceali non sia proprio dei più virtuosi, la direbbe lunga sull'effettiva qualità di molte persone che accedono a medicina. Se a ciò aggiungiamo le ipotetiche reiterate raccomandazioni affinché uno studente agli esami prenda voti alti a scapito di chi li meriterebbe davvero e invece è costretto a accontentarsi di un 28 perché il 30 è già “impegnato” per altri, è ovvio che, una volta laureatosi, il voto alto della laurea e delle specializzazioni non troverà riscontro pratico allorché eserciterà la professione. È evidente che un medico o un chirurgo che abbia ottenuto un voto di laurea “gonfiato” perché “appartenente” a questa o a quella “parrocchia” ne saprà molto meno di chi, pur sapendo le cose molto meglio di lui, si sarà laureato con un voto più basso in quanto, essendo di umili estrazione sociali, non aveva nessuno che gli tutelasse le spalle. È inutile girare intorno alla realtà. Se sono sempre di più i casi di persone che, sottoposte a interventi chirurgici di routine, perdono la vita sul tavolo operatorio, è probabile che la causa non sia solo la fatalità ma l'incapacità di chi opera avendo ottenuto l'abilitazione in maniera truffaldina, favorito dall'essere “amico” degli “amici”!